Economia & società

Sanità, sit-in dei sindacati alla Cittadella di Catanzaro, Cotticelli non li riceve

Tra i gli argomenti proposti anche i temi della legalità: "Abbiamo due aziende sanitarie sciolte per mafia"

Circa mille le persone hanno partecipato alla Cittadella regionale di Catanzaro al sit-in “Emergenza Sanità Calabria” organizzato dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. “Avremmo dovuto essere di più – hanno detto alcuni lavoratori del settore medico-sanitario – ma abbiamo dovuto rispettare il distanziamento sociale imposto dalle regole del Covid-19”.

Molte le tematiche che i segretari dei sindacati avrebbero voluto discutere con il commissario Saverio Cotticelli, che non li ha ricevuti. “Abbiamo chiesto con forza – ha spiegato Angelo Sposato, segretario regionale Cgil – che si faccia una discussione su tre questioni fondamentali: il riordino del sistema sanitario ospedaliero della medicina che va fatto con i lavoratori che in questi mesi hanno garantito l’emergenza sanitaria; sbloccare le assunzioni nella sanità perché mancano 4mila operatori, medici e infermieri; serve un piano per la riqualificazione del personale, la stabilizzazione del precariato e la internalizzazione dei lavoratori che in questo momento sono al servizio con aziende esterne”.

Tra i gli argomenti proposti anche i temi della legalità. “Abbiamo due aziende sanitarie – hanno spiegato i rappresentanti sindacali – sciolte per mafia: Catanzaro e Reggio Calabria, una in dissesto finanziario. La politica non può continuare a far finta che non esiste il tema delle infiltrazioni mafiose e noi chiederemo la modifica del decreto Calabria. Questo commissariamento deve essere superato con un commissariamento che abbia la capacità e qualità per gestire questa fase. Se ci sono stati delle infiltrazioni c’è stato qualcuno che ha avuto delle responsabilità. Anche nella gestione manageriale bisogna togliere dalle mani della politica la Sanità in Calabria e avere la possibilità di gestire con il ministero della Salute e con la Regione, una nuova fase che noi chiediamo si apra da domani con un tavolo e con il superamento di questo commissariamento”.

Secondo Santo Biondo, segretario regione Uil “la situazione è al collasso e non è corrispondente agli impegni presi con il decreto Calabria. Manca l’interlocuzione. La Regione scarica le responsabilità, a causa del decreto Calabria, il commissario è inesistente, c’è un ministro, Speranza, che nei mesi scorsi aveva preso degli impegni che non ha mantenuto. C’è una carenza di personale dalla quale derivano tutte le inefficienze del sistema e dall’altra parte non si mette ordine a quella che è la spesa malata all’interno del Bilancio della Regione, in termini di appalti, forniture e manutenzioni. Quindi, noi chiediamo al Governo di impegnarsi direttamente. Non è un no al commissariamento per un ritorno alla politica che ha fallito in questo settore. La Sanità è anche un tema di infiltrazione criminale, quindi intervenire in questo settore significa anche fare una battaglia di liberazione dal crimine organizzato”.

“C’è necessità di un nuovo modello di sanità che sappia – ha sottolineato Tonino Russo, segretario Cisl Calabria – adeguatamente curare il cittadino, che eviti le fughe dei cittadini fuori regione anche solo per le liste di attesa per prestazioni banali. Che preveda una rete territoriale che coinvolga il medico di famiglia e prenda realmente in carico il cittadino. Il commissario in dieci anni non ha fatto niente e l’ultima fase è stata deludente. La Calabria viene fuori con un deficit enorme e ieri la Giunta ha dovuto deliberare altri 100 milioni di prestito per un altro mutuo trentennale e i calabresi stanno pagando un caro prezzo. Così noi non usciremo mai dal piano di rientro e non raggiungeremo mai i Lea. La Sanità deve essere pubblica e il privato deve integrare e non fare concorrenza».

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