Classi accorpate nel Vibonese, il sindaco: “Occorre andare oltre la legge dei numeri”

Il primo cittadino di Gerocarne Vitaliano Papillo: "Realtà come la nostra sono già penalizzate dall’isolamento, da tante altre problematiche e da mille altri tagli di servizi"

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“Apprendo con profondo rammarico ed infinita tristezza la notizia che per il prossimo anno scolastico a Gerocarne saranno accorpate seconda e terza media. Una circostanza che invita a fare tante riflessioni, perché la fredda legge dei numeri non può e non deve avere un’applicazione automatica e generalizzata, soprattutto quando si tratta di realtà interne e già di per se marginalizzate”. Così in una nota il sindaco di Gerocarne, Vitaliano Papillo, che aggiunge: “Non può e non deve perché realtà come Gerocarne sono già penalizzate dall’isolamento, da tante altre problematiche e da mille altri tagli di servizi che portano ad un sempre più massiccio abbandono degli stessi, perché non è più conveniente continuare a viverci”.

“Non è colpa dei piccoli comuni”. “Non può e non deve – continua il primo cittadino – perché così facendo si arriva alla desertificazione della periferia a vantaggio del centro, attorno a cui, però, si crea un deserto di territori spopolati. Non può e non deve perché i piccoli centri dell’entroterra sono già alle prese con tante di quelle problematiche che non se ne possono creare di ulteriori. Non può e non deve perché l’istruzione è un diritto fondamentale, alla base di quella formazione imprescindibile che porterà a creare le donne e gli uomini di domani. Non può e non deve perché poi non ci si può lamentare se le università italiane sono le meno frequentate d’Europa, con una discutibile formazione d’ingresso. Non può e non deve perché non è colpa dei piccoli comuni se ci sono sempre meno nascite ma di questa chiara ed evidente tendenza centralista che toglie sempre maggiore terreno sotto i piedi e li sottopone ad una lenta ma inesorabile eutanasia”.

Diritti fondamentali vengono meno. “Non può e non deve perché dappertutto lo stato ha investito milioni e milioni di euro per dare ai nostri bambini e ragazzi istituti sicuri e confortevoli, ed è una contraddizione enorme se poi si fa di tutto per chiudere plessi che sono fiore all’occhiello di tanti centri”. “Non potrebbe e non dovrebbe – conclude Papillo – in questo preciso momento storico, quando a causa di una emergenza sanitaria planetaria viene chiesto a tutti di tenere comportamenti consoni alla situazione e di evitare assembramenti. Non può e non deve perché se anche i diritti fondamentali vengono meno diventa inutile ed avvilente continuare ad amministrare una qualsiasi realtà che vive attaccata all’ossigeno. In attesa che la bombola si esaurisca e che venga staccata definitivamente la spina”.

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