Cronaca

“Sei segnato, ti ammazzo”: misura cautelare per un giovane di Tropea

Il 20enne, arrestato per spaccio di droga, si è rivolto così ai Carabinieri prima di danneggiare con una testata la porta della Caserma

Carabinieri posto di blocco

“Io vi denuncio, vi rovino questa sera. Sto scemo, che mi ha scambiato per Totò Riina!? Avete rotto i coglioni! Questa è casa mia”. E ancora: “Tu sei segnato, ti ammazzo, ti ho puntato, toglietemi le manette, ti faccio vedere io!”. Così G.M., 20 anni di Tropea, incensurato, si è rivolto ai Carabinieri che lo scorso 2 luglio – dopo un inseguimento di circa 200 metri – l’hanno arrestato in flagranza di reato con 47 grammi di marijuana nascosta e fissata alla coscia destra, grazie a un pantaloncino attillato. Minacce e spaccio di droga a cui si aggiunge l’accusa di aver danneggiato, con una testata ed un pugno, la porta in legno della sala d’attesa della Caserma dei Carabinieri di Tropea.

“Scorta” per combattere la depressione. Oggi il gip di Vibo Valentia, Francesca Del Vecchio, ha convalidato l’arresto del 20enne disponendo la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: tre giorni alla settimana dovrà presentarsi al Comando dei Carabinieri di Tropea. Decisione presa in quanto “le modalità della condotta denotano una non comune assenza di rispetto per le regole imposte e per le forze dell’ordine” e vista la persistenza di un “concreto e attuale pericolo che l’arrestato reiteri la condotta criminosa”. Il giovane, difeso dall’avvocato Carmine Pandullo, ha risposto alle domande del giudice confermando lo svolgersi dei fatti e le minacce, negando però lo spaccio e dichiarando di aver acquistato la droga per mero uso personale: l’elevata quantità era giustificata dalla necessità di procurarsi una “scorta” per combattere la depressione.

A Tropea spaccio “fitto e organizzato”. G.M. ha inoltre dichiarato di aver acquistato la sostanza stupefacente da un ragazzo non di Tropea, di cui non ha però saputo indicare alcun elemento identificativo rimanendo molto sul vago. Per questo la sua ricostruzione è stata considerata dal giudice “non credibile”: “Quello tropeano – scrive il giudice – è un territorio dove l’attività di spaccio di sostanza stupefacente è fitta ed organizzata, pertanto appare molto difficile che qualcuno estraneo allo stesso territorio possa essere lasciato libero di cedere a terzi sostanza stupefacente in quei luoghi”. (a.s.)

 

 

 

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