Cronaca

‘Ndrangheta e pizzo nel Vibonese, la Dda di Catanzaro chiede tre condanne

Si tratta del processo scaturito dall'operazione antimafia 'Mbasciata. Il gup ha aggiornato l'udienza al prossimo 14 settembre

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Tre condanne sono state chieste dai pm della distrettuale di Catanzaro Andrea Mancuso e Caputo per altrettanti imputati, giudicati con rito abbreviato, accusati di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Davanti al gup Antonio Battaglia, il pubblico ministero ha invocato per Emilio Pisano, 51 anni, nato ad Arena e residente a Gerocarne, 4 anni e 6 mesi di reclusione, per Vincenzo Puntoriero, 66 anni, nato a Rosarno e residente a Vibo Valentia, 4 anni e 6 mesi di reclusione e per Domenico Franzone, 63 anni, di Vibo Valentia, 5 anni e 4 mesi.  L’udienza è stata aggiornata al prossimo 14 settembre, giorno in cui inizieranno le arringhe difensive dei legali  Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino per Puntoriero, Sandro D’Agostino per Pisano e Costantino Casuscelli per Franzone.

Una storia di racket e di ‘ndrangheta iniziata a febbraio 2018 e culminata l’11 ottobre 2019  con l’operazione ‘Mbasciata, messa in atto dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno e Gerocarne che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di due misure cautelari in carcere,  vergata dal gip distrettuale Claudio Paris su richiesta dalla Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri. Le indagini sono scattate in seguito a due denunce presentate dagli imprenditori Raffaele e Cosimo Maiuolo, rispettivamente socio lavoratore e titolare della ditta “Viraco” con sede legale ad Arena, in Contrada Castellina Managò.

Le reiterate richieste estorsive. Il provvedimento del gip spiega nei dettagli tempi e luoghi delle richieste estorsive e il ruolo di primo piano svolto da Pisano.  Raffaele Maiuolo riferisce agli investigatori, con dichiarazioni analoghe a quelle poi rese dal fratello, che il 6 febbraio di un anno fa, mentre si trovava nel cortile di un vicino riceve la visita di Emilio Pisano, interessato a sapere se l’imprenditore stesse eseguendo dei lavori su Vibo, precisando che “gli amici di Vibo Valentia” lo stanno cercando, con l’espressa avvertenza “sai come funziona”. Dopo soli quattro giorni il commercialista di Raffaele Maiuolo in una telefonata invita lo stesso imprenditore ad andare nel suo studio spiegandogli di aver ricevuto la visita di quattro persone, che lo avvertivano del fatto che Pisano vuole parlare con Maiuolo. Nella stessa giornata i due imprenditori si recano nell’abitazione dell’indagato a Gerocarne, il quale esclama: “Sai come funziona, dove vai devi bussare per un caffè. Posso aiutarti con gli amici di Vibo , sono amici miei. Lo sapete che altrimenti come arrivate, prima o poi vi pittano. Se mangiamo noi, mangiamo tutti”.  Pisano poi ci tiene a precisare che qualora fossero stati ritenuti inaffidabili, avrebbero fatto qualcosa in qualunque Comune fossero andati a lavorare.

La somma da sborsare per continuare a lavorare. Il 12 febbraio una nuova visita di Pisano nell’abitazione dell’imprenditore e il primo riferisce di aver parlato con “gli amici di Vibo”, che questi avrebbero voluto una cifra più alta di quella che grazie al lavoro di mediazione di Pisano “si è riuscito a strappare”. La somma richiesta è di 2mila euro, il giusto prezzo affinché i due imprenditori possano continuare a lavorare indisturbati. Pisano aggiunge che in qualsiasi zona Maiuolo avesse lavorato, avrebbe dovuto parlare con lui, così le cose si sarebbero risolte subito. Gli imprenditori cercano di prendere tempo per non cedere ai ricatti rinviando il pagamento a quando saranno a loro volta pagati dal Comune. Maiuolo: “Ho capito. Vabbò facciamo una cosa, adesso, io ne parlo qui con mio fratello, ce la ragioniamo, ne parliamo con certi amici nostri noi e ti porto la risposta… gli dici… guarda gli dici… questi ragazzi mi hanno detto in questa maniera… La realtà dei fatti… loro ancora non hanno preso una lira dal Comune” ed Emilio Pisano accetta di attendere fino a quando verrà pagato il primo stato di avanzamento.

Gli avvertimenti. Ulteriori richieste estorsive  vengono avanzate da Vincenzo Puntoriero che intercetta Raffaele Maiuolo nei pressi dello studio del suo commercialista. Si presenta come un ambasciatore disinteressato ed esprime tutto il disappunto degli “amici di vibo” per il suo temporeggiare rispetto alla richiesta rivoltagli. Giorno 15 febbraio l’imprenditore viene contattato nuovamente dal suo commercialista, gli racconta che la sera prima gli stessi “signori” lo hanno contattato per avere una risposta urgente. Il giorno seguente nei pressi del cantiere sito in Piazza Municipio, Raffale Maiuolo si imbatte in tre uomini che studiano i suoi movimenti, con prontezza prende l’auto si allontana e riesce a fotografarli. Ritorna nel cantiere e si trova davanti un uomo che si presenta come Mimmo Franzone, si informa dei lavori in corso di svolgimento e gli domanda se sia stato avvicinato da qualcuno, atteso che ci “sono tante famiglie bisognose”. Poi aggiunge che “sicuramente verrà qualcuno” e gli “offre” tutta la sua disponibilità in caso di fastidi. (g. p.)

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