Cronaca

Commercianti sotto il cappio dell’usura nel Catanzarese, divieto di avvicinamento per Taverniti

Cadono due capi di imputazione per la donna raggiunta da una misura cautelare agli arresti domiciliari per estorsione e usura

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Passa dagli arresti domiciliari al divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima e dai suoi prossimi congiunti Giuseppina Taverniti, 40 anni, di Guardavalle raggiunta da una misura cautelare emessa dal gip su richiesta del sostituto procuratore Debora Rizza, con la supervisione del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del procuratore capo  Nicola Gratteri. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro, presidente Giuseppe Valea, a latere Simona Manna e Giuseppe De Salvatore ha accolto l’istanza dei legali difensori Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino, annullando l’ordinanza emessa dal gip il 5 maggio scorso relativamente ai reati di usura e ad una delle due ipotesi di estorsione aggravata dalla mafiosità. Un decisivo contributo per l’affievolimento della misura è arrivato dal consulente tecnico Antonio Miriello che ha trascritto ed esaminato le video riprese.

L’inchiesta. Le indagini hanno avuto inizio nel maggio 2019, a seguito della denuncia presentata alla Compagnia dei carabinieri di Soverato dalle vittime, titolari di un esercizio commerciale e un’attività produttiva, ed è stata sviluppata attraverso indagini tecniche (intercettazioni telefoniche, ambientali e analisi di dati), attività tradizionali (osservazioni, controlli e pedinamenti) e accertamenti patrimoniali. Nel mirino della Procura anche il marito di Taverniti, Francesco Galati, 43 anni di Guardavalle e Angelo Gagliardi, di 25 anni. Gli elementi acquisiti nel corso dell’attività investigativa hanno consentito di accertare le difficoltà economiche e il conseguente stato di bisogno delle vittime, indotte a ricorrere a canali abusivi di credito, ricevendo in prestito dagli usurai la somma iniziale di 20mila euro nel 2016 e ulteriori dazioni successive, per complessivi 200mila euro. (g. p.)

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