Cronaca

Processo “Fenice” contro la ‘ndrangheta in Piemonte: a giudizio anche due vibonesi

Ritenuti affiliati ai Bonavota di Sant'Onofrio, hanno chiesto e ottenuto di essere processati con il rito abbreviato. Rito ordinario per altri otto imputati

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Tutti a processo. Questa la decisione del gup del Tribunale di Torino nell'ambito del processo scaturito dall'operazione "Fenice" sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Piemonte. Tra gli imputati rinviati a giudizio c'è anche l'ex assessore regionale Roberto Rosso, di Fratelli d'Italia, accusato dai pm Paolo Toso e e Monica Abbatecola di voto di scambio politico mafioso per un pacchetto di voti comprato durante l’ultima campagna elettorale.




Due vibonesi all'abbreviato. Il processo si divide in due tronconi. In otto saranno giudicato con il rito ordinario e il dibattimento inizierà il prossimo 9 luglio. In quella stessa data è già stata programmata l'udienza di un altro processo contro la 'ndrangheta, quello scaturito dall'inchiesta "Carminius" che vede coinvolti la presunta articolazione piemontese della famiglia Bonavota. L'altro filone del processo "Fenice" che si celebrerà con il rito abbreviato vede alla sbarra, oltre che Francesco Viterbo, proprio due vibonesi: Onofrio Garcea di Pizzo, ritenuto il referente dei Bonavota tra la Liguria e il Piemonte, e Raffaele Serratore di Sant'Onofrio ma da anni trapiantato nel Torinese.

L'ipotesi accusatoria. L’ex assessore Roberto Rosso è accusato di aver cercato e ottenuto l’aiuto elettorale dalla ‘ndrangheta alle Regionali del 2019. Secondo la Direzione distrettuale antimafia, Rosso avrebbe promesso 15mila euro a due presunti esponenti della "famiglia" Bonavota di Sant'Onofrio che in cambio avrebbero dovuto procacciare voti. In particolare, nel corso delle indagini che hanno poi portato all’arresto di Rosso, il Gico della Guardia di Finanza, che stava indagando sulla presenza di uomini legati alla ‘ndrangheta nel territorio di Carmagnola (nel Torinese), ha documento la trattativa tra il politico e i due, Francesco Viterbo e Onofrio Garcea, quest’ultimo ritenuto un esponente di spicco della ‘ndrangheta a Genova.

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