Emergenza rifiuti in Calabria, la protesta di alcuni sindaci a Palazzo Campanella

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Un gruppo di sindaci della città metropolitana di Reggio Calabria, con la fascia tricolore, ha manifestato davanti la sede del Consiglio regionale per protestare per l’emergenza rifiuti. “E’ una protesta – ha detto il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà – che ci saremmo voluti risparmiare, perché abbiamo sempre prediletto il dialogo tra Istituzioni. Abbiamo tentato in tutti i modi di avere notizia, di sapere cosa e come fare, con note inviate alla cittadella regionale, con messaggi, comunicati, e un appello firmato da 82 Sindaci dalla Città Metropolitana, per fare capire, anche, che non c’è un problema di colore politico. Ma è disarmante il fatto che dopo 12 giorni non si sia degnato nessuno dalla Regione, né la presidente Jole Santelli, né l’assessore all’ambiente, né il direttore generale, né i dirigenti, né un semplice funzionario, né una comunicazione anche ufficiosa per dirci che si sta lavorando ad una soluzione”.

Nella diatriba Città Metropolitana-Regione, va chiarito che dalla fine dello scorso anno le competenze in materia di rifiuti sono passate a pieno titolo dalla Regione alle province e dunque, in questo caso, alla Città Metropolitana di Reggio Calabria. Ente a cui spetta l’individuazione delle soluzioni necessarie a garantire un efficienza dell’intero ciclo dei rifiuti sul territorio di competenza: dalla raccolta allo smaltimento negli impianti previsti per il conferimento. Gli argomenti emersi proprio in questi giorni, non rappresentano certo una novità, e alcuni attengono proprio alle competenze delle ATO.

All’iniziativa di stamane, ha preso parte solo una quindicina di amministratori su 99 comuni della città metropolitana. Vi ha aderito anche la società che attualmente si occupa del servizio raccolta rifiuti di Reggio Calabria, Avr che, dopo aver rinunciato a proseguire il proprio rapporto con il Comune di Reggio, da inizio 2020 opera in virtù dell’ordinanza contingibile e urgente emanata a metà gennaio dal Sindaco, fino all’individuazione di un altro operatore che, da giugno – secondo il cronoprogramma dell’attuale amministrazione di Palazzo San Giorgio – sarebbe dovuta essere la società in house “Castore”. Ecco il perchè di una presenza a molti risultata inattesa.

FOTO ANSA

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