Cronaca

Processo “Crisalide” contro la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri, condannato Paladino

Cinque le assoluzioni sentenziate dal Tribunale collegiale di Lamezia Terme. Sei le condanne a pene comprese tra i 15 e i 3 anni e mezzo di reclusione

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Con sei condanne e cinque assoluzioni si è chiuso il processo per gli 11 imputati coinvolti nell’operazione antimafia Crisalide 1, che ha portato a maggio del 2017 ad un decreto di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di 52 affiliati alla cosca di ‘ndrangheta “Cerra – Torcasio – Gualtieri” attiva nella piana di Lamezia, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, traffico illecito di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato, rapina. Tra i condannati anche l’ex vice presidente del Consiglio comunale di Lamezia Terme Giuseppe Paladino.

Le  condanne e le richieste di pena.   I giudici del Tribunale collegiale di Lamezia Terme, presieduto da Luca Nania, a latere Francesco De Nino e Maria Leone, hanno condannato  Francesca Antonia De Biase, 3 anni, 6 mesi e 5 giorni (il pm ha chiesto 3 anni di reclusione); Danilo Fiumara 14 anni(il pm ha chiesto 14 anni); Flavio Bevilacqua, 9 anni di reclusione (il pm ha invocato13 anni);  Giuseppe Costanzo 14 anni(il pm ha chiesto 13 anni); Piero De Sarro,  15 anni ( il pm 13 anni) e per Giuseppe Paladino 6 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, mentre è stato assolto dal reato di per corruzione elettorale (il pm ha chiesto 6 anni e 8 mesi).

Le assoluzioni. Assolti Ivan Di Cello (come richiesto dalla pubblica accusa) Vincenzo Strangis (la richiesta del pm era di 3 anni e 7.500 euro di multa), Alex Morelli ( il pubblico ministero ha invocato 2 anni, sei mesi e 600 euro di multa);Antonio Torcasio (il pm ha chiesto 3 anni e 7.500 euro di multa), Alfonso Calfa (la richiesta del pm era di 2 anni, sei mesi e 6mila euro di multa). La sentenza per coloro che, invece, hanno scelto il rito abbreviato è arrivata a maggio 2019 con 9 assoluzioni e 43 condanne.

“La scalata di Paladino”. Secondo le originarie ipotesi accusatorie, Giuseppe Paladino, avrebbe ottenuto sostegno elettorale dall’organizzazione criminale soprattutto grazie all’intercessione del padre Giovanni ritenuto contiguo alla cosca sin dai primi anni ’90. Dall’ordinanza risulta che il padre aveva avuto una serie di rapporti con noti esponenti del clan tra cui Teresina Cerra e Vincenzo Torcasio, detto u’ niguru, in un’ epoca in cui ricopriva nel civico consesso di Lamezia Tenne la carica di consigliere comunale, successivamente sciolto per infiltrazioni mafiose con decreto emesso dal presidente della Repubblica Cossiga datato 30 settembre1991. Giovanni Paladino avrebbe tratto vantaggio da scambi di preferenze con i consiglieri comunali Gino Benincasa e Giovanni Governa, questi ultimi considerati elementi di spicco dell’allora cosca unitaria “Cerra – Torcasio – Giampà”. Il reato di corruzione elettorale nei confronti di Paladino è crollato in base al verdetto dei giudici, così come richiesto dalla Dda, resta in piedi quello relativo al corcorso esterno in associazione mafiosa.

Il collegio difensivo.  Nel collegio difensivo, compaiono i nomi degli avvocati Antonio Larussa, Lucio Canzoniere, Salvatore Cerra, Giuseppe Di Renzo, Aldo Ferraro, Tiziana d’Agosto e Diego Brancia. (g. p.)