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Calabria aperta o chiusa? A Vibo i ristoratori attaccano la Santelli (VIDEO)

Viaggio nella Calabria del "liberi tutti" (o quasi). Nel capoluogo di provincia più povero d'Italia, settore della ristorazione al collasso

Aprire sì, aprire no. Aprire, ma non si ancora a quali condizioni e con quali costi. Rimanere chiusi in attesa di tempi migliori. Decreti ministeriali che tendono alla riapertura non prima dell’1 giugno, ma, di contro, ordinanze regionali che ribaltano tutto. La confusione regna sovrana ed anche i pubblici esercizi di Vibo Valentia devono fare i conti con questo baillame di regole, contro-regole, dettami da seguire per il distanziamento sociale in ossequio alle normative anti Covid-19.

Un settore allo stremo. Futuro incerto. Abbiamo provato a sentire la voce dei diretti interessati. Nel centro storico di Vibo negli ultimi anni è cresciuta, sia in termini quantitativi che qualitativi, l’offerta in termini di ristorazione. Dalla trattoria tipica, ai bistrot, fino ad arrivare alle enoteche ed ai pub di ultima generazione con una variegata selezione di burger e stuzzicherie varie che invogliano il palato di tutti, non solo dei più giovani. Non è solo il semplice piacere di gustare una determinata pietanza, ma di far parte di un ambiente, di sentirlo, di gustarlo, di farne parte in quel tempo da trascorrere in quell’habitat. Alessandro Aversano è uno dei tanti ristoratori del centro storico e rappresentante provinciale della FIPE: “I problemi che abbiamo riscontrato in questi mesi sono soprattutto di carattere economico. La gestione delle nostre attività in questo periodo è particolarmente gravosa. Abbiamo la responsabilità, ad esempio, dei nostri dipendenti. Il futuro prospettato dal governo e ieri sera dalla Regione, è piuttosto anomalo. Tante prescrizioni, qualcuna con una base tecnica e logica, altre senza fondamento. Dall’1 giugno avremo diversi problemi: distanze, riorganizzazione della cucina e, soprattutto, il problema legato alla fiducia dei nostri clienti.Un cliente che viene da noi viene perchè ha piacere. Non è una cosa necessaria, ma è un concetto di convivialità, di vivere un’esperienza enogastronomica”.

L’ordinanza della Santelli non ha riscosso consensi. “Tantissimi esercenti, politici ed amministratori – aggiunge Aversano – non sono in linea con la scelta della Santelli. Il presidente, prima di prendere una scelta così drastica, così veloce, credo si debba interfacciare con chi opera in questo settore. Noi di FIPE abbiamo redatto due giorni fa un documento presentando delle note al governo che creerebbero i presupposti per poter lavorare in sicurezza”.

“Non siamo in sicurezza. Non posso rischiare di far contagiare le mie figlie”. Annunziata Cuppari, proprietaria del ristorante “I Vecchi Tempi” esprima tutta la propria preoccupazione: “Il provvedimento della Santelli ci ha spiazzato perchè già avevamo il problema in vista dell’1 giugno. Non avendo risposte certe se possiamo operare in sicurezza, io non posso rischiare di far contagiare le mie figlie, o mio marito, o gli operai. Il problema è aprire e andare avanti. Verrà gente? Le persone avranno fiducia ad andare nei ristoranti? Abbiamo deciso di non aprire per adesso perchè ho pochi tavolini fuori e non so come posso fare per distanziarli. La mia paura più grande è che questa emergenza non finirà. Dobbiamo pensare al lavoro, ma prima di tutto alla salute, altrimenti non inizieremo mai. Dopo vent’anni di sacrifici e di soldi versati allo Stato non pensavo di non avere nessun riguardo, nessuna forma di sostentamento. Mia figlia, con tre bambini, ogni giorno mi chiama se è arrivata la cassa integrazione. I costi fissi dobbiamo pagarli ed il nostro sindaco ci ha inviato anche la spazzatura e la parcella che dovremmo pagare per chi ha degli spazi all’aperto, pagando i mesi che non stiamo usufruendo non per colpa nostra. Non so come si potrà andare avanti”.

“Dal governo zero risorse. Futuro allarmante”. Un altro imprenditore della ristorazione è Mimmo Lo Bianco, “Locanda dei Sapori”. “Dal governo non è ancora arrivato nulla e le difficoltà sono generali. Vedo un futuro allarmante e l’ordinanza della Santelli non ci consente neanche di predisporre quattro tavolini. Non ci sono gli spazi, non possiamo stravolgere l’idea di locale. Su 11 tavoli possono metterne 7, da 40 posti posso arrivare a 14. All’esterno non saprei, aspetto che il Comune possa darci qualche autorizzazione. Speriamo di poter arrivare ad un minimo di 40 posti perchè l’alternativa è chiudere. C’è un pessimismo totale”.

“Non ci sono le condizioni per poter riaprire”. Domenico Grillo, titolare del “Living Burger Beer”, mostra in maniera plastica come possa essere (in)attuata l’ordinanza della Santelli. “Stasera potrei lavorare con un tavolo da 4, ma come? Ci sono le distanze? Da un lato ho un metro e venti, ma lateralmente non c’è la distanza. Neanche in questo modo potremmo riuscire a mettere 8 persone, quando prima ne mettevo una quindicina. Non so come potremmo lavorare in queste condizioni”.

La sfida del “delivery” e del “take-away”. Si può lavorare con il servizio a domicilio e con l’asporto in una città piccola come Vibo? “Sono servizi che per un ristorante, per un’enoteca – sottolinea Alessandro Aversano – rientrano massimo nel 5% del fatturato potenziale. Per noi può essere preso come servizio accessorio, ma non essenziale. Un conto sono le pizzerie e rosticcerie nate come servizio d’asporto, un conto sono locali dove hanno un servizio unico, vendono un’esperienza. Chi lo vuole fare lo fa, ma credo che non ci saranno grandi soddisfazioni e non ci saranno i presupposti per poter reggere un’attività di somministrazione come la nostra”.

La proposta al Comune. La “movida” all’aperto. Pedonalizzare il centro storico nelle fasce d’orario serali, creare dei percorsi, creare i presupposti per un distanziamento con un numero comunque non elevato di tavolini per andare incontro al distanziamento sociale e per evitare la desertificazione sociale ed economica. “In questa zona – conclude Aversano – nei pressi di palazzo Gagliardi, si potrebbe utilizzare una parte di piazzetta Garibaldi, via Fiorentino, la strada che percorre fino al campanile di San Michele e in alcuni punti invertire il senso di marcia in modo tale da non chiudere completamente la viabilità. Tutto ciò ovviamente in un periodo di tempo limitato, ad esempio dalle 20:30 alle 24. E’ un’idea che stiamo provando a portare avanti con un’estensione del luogo pubblico nelle aree vicine ai ristoranti”. 

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