Le proposte di “Italia Viva” di Cosenza per fronteggiare il Covid-19 in Calabria

Formazione focalizzata sulle misure di prevenzione per mitigare la diffusione dell'epidemia negli ospedali e nelle Rsa per anziani

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“Una delle ragioni dell’iniziale esplosione del virus Covid -19, in Lombardia ed in altre regioni come la Calabria, è stata il contagio comunitario negli ospedali e nelle strutture per anziani.
Ad oggi, in Calabria, il contagio nelle Rsa rimane la principale fonte di diffusione ed ha causato focolai d’infezione importanti come quello di Villa Torano e di Chiaravalle. All’interno di tali strutture si è verificato un rapido sviluppo dell’infezione ad alta carica virale che ha coinvolto il personale sanitario, le famiglie ed i pazienti già ricoverati. In una situazione come questa, ed in una Regione come la nostra, interrompere la trasmissione comunitaria del virus in tali strutture è di cruciale importanza. Bisogna immediatamente supportare i gestori, il personale delle strutture ed i Comuni rispetto alle procedure di contenimento del virus”. E’ quanto sostengono in una nota Nunzia Paese e Salvatore Giorno, coordinatori di Italia Viva Cosenza, il movimento ispirato da Matteo Renzi.

“Il coronavirus – sostengono – va infatti combattuto sul territorio, proteggendo le comunità fragili e formando i medici di base per alleggerire il peso delle epidemie negli ospedali, che devono continuare a curare tutti e per ogni tipo di patologia. Servono certamente le forniture mediche essenziali, inclusi i dispositivi di protezione individuale a partire dalle mascherine per proteggere gli operatori sanitari, ma serve con urgenza anche un Team di medici, infermieri ed esperti di igiene, con esperienza pregressa in missioni umanitarie nella gestione di epidemie complesse (Medici Senza Frontiere ed Emergency) per supportare il già grande lavoro dei nostri operatori sanitari ancora in prima linea.
Nelle Marche ed in Lombardia, negli ospedali di Lodi, Codogno, Bergamo ed in numerose RSA, da giorni, non si sente più il suono delle sirene delle Ambulanze grazie al lavoro svolto dalle unità lavorative di “Medici senza frontiere”, come ha dichiarato il direttore generale dell’Ospedale di Lodi Massimo Lombardi. Le attività di supporto infettivologico si possono affiancare a tutte le principali azioni di prevenzione già messe in atto all’interno delle nostre strutture per gestire i casi di Coronavirus e contenerne la trasmissione”.

“Sarebbe molto utile – conclude la nota – come stanno facendo nelle Marche all’Ospedale Carlo Urbani di Jesi, attivare cicli di formazione per i medici di base da impiegare nell’assistenza di pazienti positivi a domicilio o di quelli già guariti ancora bisognevoli di essere assistiti. Bisogna investire nella formazione continua di tutto il personale sanitario su tecniche specifiche di contenimento delle malattie infettive, negli ospedali ed in tutte le comunità più fragili come le RSA, se vogliamo fronteggiare questa pandemia ed avere un sistema sanitario efficiente e pronto a tutte le evenienze anche di natura straordinaria come questa”.

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