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‘Ndrangheta e Coronavirus, Ceravolo: “I criminali rimangano in galera”

Durissima presa di posizione del padre di Filippo Ceravolo, una delle vittime di mafia del Vibonese: "Devono vivere nell'infelicità come noi"

Ceravolo-martino

L’emergenza coronavirus ha rappresentato un’opportunità per molti detenuti di lasciare le patrie galere. E il rischio che si corre in questi casi è che ad approfittare della situazione siano boss della criminalità organizzata. In questo senso, nei giorni scorsi sono arrivati chiarimenti significativi dagli organi competenti, ma non è mancata qualche scarcerazione dinanzi alla quale Martino Ceravolo, papà del giovane Filippo, ucciso per errore ormai otto anni addietro nel Vibonese, ha deciso di alzare la voce. “Non accetto di vedere boss e criminali -dichiara questa mattina alla Gazzetta del Sud – persone in galera per associazione a delinquere di stampo mafioso che passano dal carcere agli arresti domiciliari, utilizzando l’emergenza coronavirus. Ho perso un figlio otto anni fa ed io come tanti altri parenti delle vittime innocenti di mafia attendiamo ancora giustizia”.

L’affondo. “Le famiglie oneste – ha tuonato Martino Ceravolo  – vogliono vedere gli assassini dei propri cari scontare in carcere la totalità della pena. E si sentono offesi quando vedono tali soggetti ottenere privilegi”. Dunque, “servono provvedimenti chiari. Noi siamo stati condannati all’infelicità con la morte di nostro figlio e alla nostra stessa stregua molti altri. Ebbene, a distanza di quasi otto anni Filippo attende ancora giustizia, come il 75% delle vittime di mafia. Viviamo nell’angoscia mentre assistiamo alla cessazione delle misure restrittive nei confronti di criminali. Tutto questo non è accettabile”. Un richiamo chiaro anche alla politica: “In questi casi – ha concluso Ceravolo – deve essere compatta. Chi ha sbagliato deve pagare senza sconti”.

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