Cronaca

Inseguito per 25 chilometri sulla 106. Giallo sul movente, c’è un indagato

Vani i tentativi dei militari di fermarlo: lampeggianti, sirene, colpi di pistola in aria e sulle gomme. Indagano i carabinieri di Sellia Marina

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Ci vuole vedere chiaro la Procura di Crotone sui motivi che hanno spinto Salvatore Tipaldi, nelle prime ore di domenica scorsa a sfuggire al controllo dei carabinieri, costretti ad inseguirlo invano per 25 chilometri, riuscendo tra manovre contromano o a zig zag e sfrecciando ad alta velocità a far perdere le sue tracce.  Il pm Gianpiero Golluccio ha aperto un fascicolo iscrivendo l’uomo nel registro degli indagati per resistenza a pubblico ufficiale e guida sotto effetto di sostanze stupefacenti.

La ricostruzione dei fatti. Una “corsa folle” da parte di Tipaldi iniziata alle 2.50 circa, dopo che una pattuglia dei carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, lo ha notato all’altezza di Botricello a bordo di furgone bianco percorrere la strada Statale 106 in direzione Crotone, decidendo di procedere ad un controllo, vista l’ora tarda e le disposizioni restrittive imposte dal Governo sull’emergenza Covid-19.  Ma l’uomo anziché fermarsi all’alt, ha premuto il piede sull’acceleratore e all’altezza della rotatoria di Praia Longa ha azzardato un contromano, proseguendo la sua corsa verso Le Castella.

Il tentativo di investire il carabiniere.  L’uomo, sfreccia a velocità ritornando sulla via principale della 106, poi si immette nell’aria di servizio dell’Eni, facendo credere alla pattuglia di volersi fermare, tanto che uno dei due carabinieri esce dall’auto avvicinandosi al conducente del furgone, che in tutta risposta accelera tentando di prenderlo in pieno, mentre il militare dopo avergli urlato di fermarsi, spara ancora altri colpi all’indirizzo della ruota anteriore sinistra. Tipaldi continua nella sua guida pericolosa imboccando una strada secondaria, poi spegne le luci dell’auto, dileguandosi nel nulla. Vani i tentativi del carabiniere capo pattuglia di fermare il sospettato: lampeggianti, sirene, paletta sventolata in modo compulsivo all’esterno del veicolo e per ultimo un colpo di pistola prima in aria e dopo alla ruota posteriore sinistra che veniva centrata.

Gli sforzi vani di acciuffarlo e la sparatoria.  Tutto questo dopo che il Tipaldi aveva già messo a rischio l’incolumità di ignari utenti della strada, la propria e quella degli dei due carabinieri costretti per ragioni di servizio a tallonarlo. I rinforzi sono arrivati solo quando l’uomo ormai era riuscito a far perdere le tracce.  Solo successivamente si scopre che Tipaldi era andato all’ospedale di Crotone, perchè rimasto ferito al polpaccio da uno dei colpi che il carabiniere aveva esploso all’altezza delle ruote. E solo dopo si riesce a trovare il furgone, all’interno del quale c’era un passamontagna, furgone che si scopre essere stato preso a noleggio.

Gli interrogativi.  Tipaldi, nipote di Pasquale, ucciso nel 2005 dalla ‘ndrangheta e ritenuto appartenente al clan Arena, a cui era legato da vincoli di parentela, è stato denunciato a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale e guida sotto effetto di cocaina, come accertato dalle analisi del sangue effettuate all’ospedale di Crotone. Ma perché sottrarsi ad un controllo, decidere di sfuggire ai carabinieri dopo un inseguimento di 25 chilometri, tentando anche di investire il militare? Cosa ci faceva Tipaldi a quell’ora fuori? E il passamontagna ritrovato nel furgone a cosa serviva? Sono tutti interrogativi, a cui dovranno dare risposta i carabinieri della Compagnia di Sellia, delegati alle indagini dalla Procura di Crotone.