Neanche il tempo di ritornare agli arresti domicliari che per Nicola Polito, 33 anni di Paravati di Mileto, che ha ucciso per errore il cugino, Francesco Palmieri di 27 anni, si sono nuovamente spalancate le porte del carcere. I familiari non gli hanno rinnovato l’ospitalità nel domicilio presso il quale si trovava e dunque è dovuto ritornare dietro le sbarre.
L’indagine. Il fermo di Nicola Polito non era stato convalidato dal gip che aveva ritenuto, invece, di applicare la misura dei domiciliari. Il giudice per le indagini preliminari, infatti, accogliendo la tesi difensiva dell’avvocato Salvatore Sorbilli, aveva derubricato il reato da omicidio volontario a omicidio causato da altro reato. In parole povere, Polito avrebbe sparato senza l’intenzione di uccidere il congiunto, ma la tragedia sarebbe maturata nel corso di una lite con i fratelli Pasquale e Giuseppe Evolo per via di un debito di 20 euro legato all’acquisto di sostanza stupefacente.
I fatti. Il giudice, malgrado l’indiziato abbia fornito dichiarazioni non sempre lineari e dettagliate – specie in ordine al motivo del litigio con i fratelli Evolo, all’esatta ricostruzione dei fatti e alla collocazione spazio temporale della vittima al momento del fatto – aveva dato credito a parte della versione di Polito. Questi, ha sempre premesso di essere in ottimi rapporti con il cugino (“Siamo come due fratelli”) e ha ribadito di avere avuto un alterco con i fratelli Evolo a causa di un debito di denaro per l’acquisto di sostanza stupefacente e che la vicenda “è degenerata – si legge nell’ordinanza del gip – a causa dell’ira di Pasquale Evolo il quale lo ha raggiunto, unitamente al fratello Giuseppe nei presi dell’abitazione di sua nonna (luogo del delitto) per “sistemare la vicenda”. Ammettendo di essersi preventivamente munito di fucile al fine di spaventare il suo interlocutore, Polito ha dichiarato di avere avuto una colluttazione con Pasquale Evolo il quale, tentando violentemente di prendere il possesso dell’arma e nel pieno della concitazione, ha sparato”.
Il presunto omicida, inoltre, ha affermato “di avere avuto contezza della presenza in loco della vittima solo all’esito della lite intercorsa con i fratelli Evolo, ovvero dopo l’esplosione del colpo, allorché gli Evolo si sono dati alla fuga ed egli è rientrato nell’abitazione della nonna per riporre il fucile”.
