Cultura & spettacolo

Le rivendite di giornali luoghi di cultura e di vita da salvaguardare

edicola de lorenzo (1)

Rivendite di giornali che chiudono per sempre, con una punta di malinconia, la propria attività. Altre, invece i cui titolari hanno messo in bella mostra il cartello “Cedesi attività” nella speranza che qualcuno, con idee nuove, si faccia avanti. E’ questo il quadro desolante che si registra da alcuni anni a questa parte in più di un centro della Calabria, il territorio dalla mille assenze, dove le chiusure e le continue spoliazioni sono all’ordine del giorno.

Ed il futuro su questo fronte non promette nulla di buono. Altre attività di questo genere rischiano, infatti, – per vi a anche della crisi scatenata dal Coronavirus – la medesima sorte. Una situazione simile, purtroppo, ad altre realtà italiane dove più di un edicolante, per via delle magre entrate quotidiane si vedrà – se non ci saranno interventi adeguati – giocoforza costretto ad abbassare per sempre la saracinesca. Chiusure dolorose che devono suscitare più di una riflessione in quanto tutto questo rappresenta un impoverimento dello spirito, specie nei piccoli paesi dove le rivendite di giornali stentano a sopravvivere”.

Certo è che sono davvero lontani i tempi in cui nei nostri centri la rivendita dei giornali rappresentava per la comunità locale il luogo dell’incontro, della cultura e dello scambio di idee, quasi una roccaforte del libero pensiero dove puntualmente ogni mattina e spesso anche nelle ore serali del tiepido inverno maestri elementari, artigiani, presbiteri, operai, impiegati di concetto, , negozianti, pensionati, avvocati, scrivani e giovani studenti facevano incetta del sapere. Veri e propri luoghi dell’anima, che odoravano di inchiostro, continuamente “visitati” da più di un giureconsulto o aspiranti tali e soprattutto dai protagonisti della politica locale che oltre a raccogliere le ultime novità erano soliti disegnare davanti al giornale appena sfogliato i futuri scenari politici e in più di un’occasione dare libero sfogo, nel momento in cui la platea diventava folta e interessata, le loro invettive contro l’avversario di turno. Un vuoto incolmabile.

Ricorda Imperio Assisi – preside in pensione della scuola media Nicola Taccone Gallucci, scrittore e tra i decani del giornalismo vibonese, corrispondente per anni di più di un giornale a tiratura nazionale, tra cui “il Tempo” dello storico direttore Renato Angiolillo – nel suo appassionante e trascinante volume “Essere giornalisti ieri…” che “Don Raffaele era solito ripetere “cu non avi giornale e libru non avi labbru”. Don Raffaele, di cui parla Assisi, è stato il titolare della storica cartolibreria “De Lorenzo” (nella foto ripresa dall’album de l sito Mileto Capitale Normanna) sul centralissimo “Corso Umberto I di Mileto”. Luogo di vita, di lettura e di incontri dove specie nei giorni di primavera e d’estate si sentiva forte l’odore travolgente dell’inchiostro e il sapore antico della parole . Altri tempi. Altra musica. Altri suoni.

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