Cronaca

Rinascita Scott, la Dda di Catanzaro accelera: subito a processo il clan Soriano

Il gip distrettuale dispone il giudizio immediato per sette esponenti di spicco della cosca vibonese. A sostenere l'accusa le dichiarazioni di dieci pentiti

Stazione-Carabinieri-Filandari-e-Leone-Soriano

La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per sette esponenti di spicco del clan Soriano di Filandari, nel Vibonese, coinvolti nella maxi inchiesta "Rinascita-Scott". Sotto processo finiscono quindi il boss Leone Soriano, 54 anni di Pizzinni di Filandari; Giuseppe Soriano, 29 anni; Caterina Soriano 30 anni, Graziella Silipigni, 49 anni; Giacomo Cichello, 33 anni, tutti di Filandari; Francesco Parrotta 37 anni di Ionadi; Luca Ciconte, 28 anni di Sorianello. I sette imputati dovranno comparire davanti al Tribunale collegiale di Vibo Valentia il prossimo 13 maggio. Così ha disposto il gip distrettuale di Catanzaro Barbara Saccà.




Le accuse. A tutti viene contestato il reato di associazione mafiosa. A capo dell'omonimo clan ci sarebbe - secondo le ipotesi accusatorie formulate dalla Dda di Catanzaro - Leone Soriano individuato quale "promotore e direttore dell’omonimo clan, con il compito di gestire e pianificare gli agguati e gli atti intimidatori, indicando gli obiettivi da colpire e ponendosi quale mandante delle azioni di fuoco. Il nipote Giuseppe Soriano sarebbe invece stato deputato a prendere parte agli incontri di pianificazione delle attività criminali della cosca e all'approvvigionamento delle armi da fuoco e della droga occupanosi anche del materiale logistico per gli eventi delittuosi compiuti per conto della consorteria, nonché punto di riferimento per gli altri consociati. A Caterina Soriano sarebbe invece stato attribuito il ruolo di contabile. Per l'accusa gestiva gli introiti derivanti dalle attività illecite della cosca e prendeva parte agli incontri di pianificazione delle attività criminali del clan, per poi impartire direttive agli associati sulle azioni delittuose da compiere, anche in relazione all’approvvigionamento di sostanza stupefacente. Francesco Parrotta avrebbe invece avuto compiti esecutivi adoperandosi per la custodia di armi e mezzi logistici. Una sorta di armiere ma anche di messaggero del clan poiché - secondo quanto emerge dalle carte - si sarebbe occupato in prima persona di una serie di estorsioni e danneggiamenti. Graziella Silipigni, Luca Ciconte e Giacomo Cichello avrebbero invece attuato le direttive impartite da Leone Soriano adoperandosi per il traffico di armi e sostanza stupefacente, nonché per la custodia e lo smercio della droga e la custodia di armi e dei mezzi logistici, portando a termine estorsioni e danneggiamenti. Azioni delittuose commesse nei territori di Filandari, Ionadi e San Costantino Calabro, il triangolo che i Soriano consideravano il loro "regno". Si procede separatamente invece per Rosetta Lopreiato, 51 anni moglie di Leone Soriano, e per Alex Prestanicola 29 anni, entrambi di Filandari. Anche a loro viene contestato il reato di associazione mafiosa.

I pentiti. Le indagini coordinate dal sostituto procuratore antimafia della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci e condotte sul campo dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia si sono avvalse delle preziose dichiarazioni fornite agli inquirenti da diversi collaboratori di giustizia. Oltre a Bruno Fuduli (deceduto), l'elenco annovera Angiolino Servello, Giuseppe Scriva, Michele Iannello, Gaetano Albanese, Andrea Mantella, Bartolomeo Arena, Raffaele Moscato e Emanuele Mancuso, quest'ultimo arrestato nel marzo del 2018 nell'ambito dell'operazione "Nemea" che ha fatto luce sulle attività illecite dei Soriano a Filandari e dintorni.

Gli avvocati. Compongono il collegio difensivo gli avvocati Diego Brancia, Salvatore Staiano, Daniela Garisto, Giuseppe Di Renzo, Giovanni Vecchio, Pietro Chiodo, Giovanni Aricò.

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