Cronaca

Buoni spesa, a Cirò e Strongoli avanti le famiglie dei detenuti. Il caso in Prefettura

La componente della Commissione nazionale Antimafia Margherita Corrado ha segnalato i due casi del Crotonese al Ministero dell’interno e alla prefettura di Crotone

carcere-sbarre-2-jpg-9.jpg

Se la commissione straordinaria del Comune di Africo, esclude dai buoni spesa, per l’emergenza da Covid-19, coloro che hanno subito condanne definitive per associazione mafiosa o reati con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa o con carichi pendenti per gli stessi reati, l’hanno pensata diversamente altre Amministrazioni comunali, seppur commissariate. E’ il caso dei comuni di Cirò Marina e Strongoli, che nell’erogazione dei buoni spesa una tantum, tra i beneficiari, nella voce “criteri di formulazione della graduatoria” include anche le famiglie dei detenuti.

Il paradosso. Ora non per mettere in discussione il principio secondo il quale “la legge è uguale per tutti”, carcerati e non, condannati o meno, qualunque sia il reato contestato, ma non sarebbe stato sufficiente includere semplicemente le famiglie a basso reddito, o disagiate o in stato di indigenza, anziché dover necessariamente specificare “detenuti”? Come se si potesse ottenere una corsia preferenziale per i buoni spesa solo perché si fa parte di un nucleo familiare, dove alcuni componenti si trovano in carcere, con il rischio che il bonus non basti per coloro che non hanno familiari dietro le sbarre.

I faccendieri che fanno valere le proprie liste. “Il requisito essenziale di accesso è rappresentato da tutti i redditi ed emolumenti, a qualsiasi titolo, percepiti nell’arco dell’ultimo anno, obbligatoriamente autocertificati dal richiedente”, si legge nella domanda per ottenere i buoni spesa nei Comuni di Cirò Marina e Strongoli.  Viene da chiedersi, a parità di reddito tra due nuclei familiari, chi viene preferito? Chi ha il detenuto in carcere?  In un momento storico in cui il Governo italiano si attiva per adottare  misure straordinarie e urgenti per fronteggiare l’emergenza alimentare della popolazione italiana colpita e decimata dal Covid 19 destinando  dei fondi  per alleviare bisogni e necessità,  non a caso il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri recentemente ha dichiarato di prestare attenzione alle graduatorie e che le misure a sostegno delle persone povere, quindi i fondi alimentari dovrebbero essere cedute dai sindaci alle Forze dell’ordine, per non correre il rischio che qualche primo cittadino faccendiere o ‘ndranghetista “possa far prevalere la sua lista di poveri rispetto a quella reale”.

E i calabresi onesti? La componente della Commissione nazionale Antimafia Margherita Corrado ha segnalato i due casi del Crotonese al Ministero dell’interno e alla prefettura di Crotone perché si faccia chiarezza, con una domanda che fa riflettere: “Cosa penseranno, i tanti calabresi onesti che il virus (o l’opportunismo di certi “imprenditori”) ha privato del lavoro- ha detto la senatrice- a vedersi scavalcati in elenco dai familiari di un boss di ‘ndrangheta, privilegiati per il solo fatto di poter “vantare” un congiunto al 41 bis?”.