Economia & società

Coronavirus, Pignatone: “L’ombra della mafia a fine pandemia”

L'ex procuratore di Reggio Calabria: "Dopo il virus le cosche seguiranno tre strategie per sfruttare la crisi economica. Politica intervenga"

giuseppe-pignatone-625x350-1539178914

Tra i protagonisti della ripartenza economica alla fine della pandemia ci saranno anche le mafie. Da Nord a Sud. A lanciare l’allarme su “La Stampa” è Giuseppe Pignatone. L’ex procuratore di Reggio Calabria e di Roma, ora presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, ha spiegato quelle che saranno le probabili strategie della criminalità organizzata per sfruttare la crisi economica che inevitabilmente seguirà a quella sanitaria. “La prima direzione – scrive – sarà l’espansione dei settori che tradizionalmente vedono la presenza della mafia: il ciclo dell’edilizia e del cemento, il ciclo dei rifiuti, della contraffazione su larga scala. Cioè tutti quei comparti a basso contenuto di tecnologia che sono i preferiti dal crimine organizzato perché più facili da aggredire”.

La grande liquidità finanziaria. La seconda strategia sarà poi quella di sfruttare la grande liquidità di cui le cosche dispongono: “In questi anni – prosegue Pignatone – i mafiosi hanno approfittato del crollo dell’economia per finanziare, diventare soci e quindi impadronirsi, attraverso prestanome, di imprese nei settori tradizionali e in altri assai meno scontati”. Il terzo obiettivo sarà infine quello di “infiltrarsi nella realizzazione delle necessarie opere e infrastrutture, piccole e grandi, finanziate da ingentissimi investimenti pubblici”. Il che, per Pignatone, non significa rinunciare a questi ultimi ma anzi dover “semplificare adempimenti e procedure per superare la paralisi burocratico-amministrativa che ingessa il Paese, spalancando così le porte alla corruzione e all’illegalità”.

La politica dovrà intervenire. “Spetta alla politica – conclude – eliminare nelle leggi e nelle prassi amministrative quegli spazi di ambiguità in cui prosperano mafie e corruzione. Anche perché nei prossimi mesi e anni, la crisi attuale determinerà inevitabilmente ulteriori difficoltà nell’azione della magistratura e ancora di più in quella delle forze dell’ordine, già gravate di nuovi compiti e che potrebbero dover affrontare anche delicati problemi di ordine pubblico”.

Il Coronavirus non “contagia” la ‘ndrangheta: i clan pronti a cavalcare la crisi