Cronaca

Porto di Catanzaro, la Cassazione conferma il sequestro dei pontili

Nell'inchiesta aperta dalla Procura sono indagate cinque persone, a vario titolo, per falso e abusiva occupazione di suolo demaniale

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Rimangono i sigilli sui 38 pontili galleggianti non collaudati, installati all’interno del Porto dalla Navylos srl di Raoul Mellea, legale rappresentante, finito insieme ad altri quattro indagati nell’inchiesta sulle false certificazioni nella documentazione dei pontili del Porto di Catanzaro Lido. La Cassazione ha bocciato il ricorso dei legali dell’indagato, gli avvocati Enzo De Caro e Vitaliano Leone, che volevano ottenerne il dissequestro dopo il veto del Tribunale del Riesame, pronunciato i primi di settembre dell’anno scorso, confermando quanto disposto nel decreto di sequestro preventivo emesso dal gip su richiesta del sostituto procuratore Chiara Bonfadini. La Suprema corte, presidente Vito De Nicola, relatore Donatella Galterio ha anche negato il dissequestro “dei corpi morti di ancoraggio insistenti su un’area demaniale di ulteriori 120 metri quadrati, rispetto alla superficie oggetto di concessione per aver falsamente attestato l’esecuzione del collaudo e per abusiva occupazione di suolo demaniale”.

Nel mirino della Procura. Sotto inchiesta oltre a Mellea, Metteo Andreacchio,  Maurizio Benvenuto, di Sellia Marina, Giuseppe De Angelis, di Piano di Sorrento (Na) e Pierpaolo Pullano  di Catanzaro, nei confronti dei quali si ipotizza il reato di falsità ideologica commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità. In particolare, De Angelis, collaudatore del Comune di Catanzaro, settore Patrimonio, provveditorato partecipate, in concorso con Mellea e il direttore dei lavori Andracchio, avrebbe certificato il collaudo tecnico amministrativo dei pontili su due lotti numeri 1 e 2 dello specchio d’acqua del Porto di Catanzaro Lido, attraverso concessione marittima demaniale e successiva concessione suppletiva rilasciata dal Comune di Catanzaro  alla Navylos srl. De Angelis attestava che “i lavori sono stati eseguiti secondo gli atti, le prescrizioni progettuali e le condizioni contrattuali a regola d’arte, impiegando materiali che rispondono alle prescrizioni  e alle indicazioni della direzione dei lavori”, dichiarando il falso nel verbale di visita e collaudo, (sottoscritto anche da Andreacchio e Mellea). Veniva attestato di aver esaminato la documentazione pervenuta dalla ditta installatrice, corredata di schede tecniche e certificati collaudi da parte delle case produttrici, laddove in realtà, secondo la Procura, l’unica documentazione esibita dalla Navylos srl e visionata dal collaudatore sarebbe stata quella dei soli pontili forniti dalla ditta individuale “Adragna Pontili Trinacria”.  Anche Benvenuto, Mellea e Pullano, avrebbero certificato il falso sul collaudo del pontile  numero 4 del lotto 1. Mellea, inoltre, avrebbe occupato abusivamente, mediante il posizionamento di “corpi morti per ormeggi pontili, uno spazio demaniale marittimo di 120 metri quadri non ricompreso nello specchio d’acqua del porto”. (g.p.)