Cronaca

Genesi, il Riesame sull’amante di Petrini: “Non c’è prova di corruzione”

Il Riesame di Salerno motiva in 24 pagine la decisione di annullare l'ordinanza per l'avvocato Tassone. Assenti i gravi indizi di colpevolezza

marzia tassone

Non esistono prove di un rapporto corruttivo tra il giudice Marco Petrini e l’avvocato, Maria, detta Marzia Tassone. Tra i due c’era un rapporto sentimentale, confermato da entrambi. Una relazione stabile nel tempo, che “si pone in contrasto con l’ipotesi di mercinomio dell’atto sessuale. Eventuali richieste di aiuto fatte dalla Tassone a Petrini (non emerse negli atti), possono al più configurare ipotesi di abuso di ufficio, ma non la corruzione”, mancando, il patto finalizzato ad ottenere l’aiuto sull’atto giudiziario dietro compenso di una prestazione sessuale. Il Tribunale del Riesame di Salerno, presidente Elisabetta Boccassini, a latere Dolores Zarone ed Enrichetta Cioffi, motiva in 24 pagine la decisione di annullare l’ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari per la Tassone, indagata nell’ambito dell’inchiesta Genesi, che ha svelato un sistema corruttivo, all’interno della Corte di appello e della Commissione Tributaria di Catanzaro, ridandole la libertà, accogliendo le argomentazioni difensive dei legali Valerio Murgano e Antonio Curatola.

Gravi indizi di colpevolezza assenti. Per il Tdl mancano i gravi indizi di colpevolezza dal momento che “risulta difficile qualificare l’attività svolta in termini di corruzione, laddove non si ha contezza della richiesta eventualmente fatta (dalla Tassone ndr), ma soprattutto della commessa utilità promessa, circostanza quest’ultima contraddetta dagli esiti investigativi, atteso che i rapporti intercorsi tra i due indagati sembrano prescindere da accordi corruttivi”.
Il Riesame, nel motivare l’annullamento dell’ordinanza, passa in rassegna le ipotesi accusatorie formulate dalla Procura in cui la Tassone sarebbe stata aiutata dal giudice in processi dove la stessa aveva assunto la difesa di uno o più imputati o aveva ottenuto da Petrini pareri e consigli legali.

Quei favori smontati dal Tdl. Secondo la Dda, Petrini avrebbe reso provvedimenti favorevoli per l’amante, nell’ambito del processo “Ragno”, pendente dinanzi alla Corte di appello presieduta dallo stesso Petrini e in relazione al quale, nell’udienza del 14 gennaio 2019, veniva bocciata la richiesta della Procura generale di acquisizione dei verbali di interrogatorio del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, in accoglimento delle tesi difensive. Durante l’interrogatorio reso davanti al gip e confermato al Tribunale del Riesame, Tassone ha precisato che dal febbraio 2018 aveva di fatto abbandonato la difesa di Giuseppe Soriano  nel senso che sebbene ancora formalmente il suo difensore, non andava più da lui per i colloqui in carcere e aveva smesso di occuparsi del processo, poiché in occasione della seconda ordinanza cautelare, Soriano non l’aveva indicata come suo difensore.

Le diverse versioni di Petrini.   “Dalla lettura dei verbali di udienza relativi a questo processo- scrive il Tdl- si evince che Tassone il 14 gennaio era presente in udienza, ma la stessa non formalizzava un’opposizione all’acquisizione dei verbali e nelle successive udienze era assente. In ogni caso pur a voler ipotizzare la presenza della Tassone quale sarebbe stato l’accordo corruttivo tra lei e Petrini, atteso che nulla emerge sul punto. Né possono condurre a diversa conclusione le dichiarazioni rese da Petrini il 5 febbraio 2020 , dove lo stesso affermava che la richiesta fattagli dalla Tassone prevedeva l’assoluzione  o la riduzione della pena in favore del suo assistito. Trattasi però di condotta diversa da quella contestata e quindi non passabile di valutazioni in questa sede”. In ogni caso per i giudici del Riesame, va considerato che questa versione è stata resa da Petrini, dopo due interrogatori nel corso dei quali il giudice ha reso dichiarazioni diverse, contraddittorie e comunque si tratta di una circostanza non emersa in alcun dato investigativo, se non dalle dichiarazioni di Petrini.  Passando adesso all’altra ipotesi contesta alla Tassone dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno e concernente “l’aiuto”  che Petrini avrebbe garantito all’amante nell’ambito del processo pendente al Tribunale di Catanzaro sul duplice omicidio Petrolini e Bava, avvenuto il 23 dicembre 2018 a carico di Giuseppe Gualtieri, il Tdl afferma che: “ non è chiaro quale genere di aiuto Petrini potesse averle offerto, (visto che l’imputato è reo confesso)”, dal momento che il procedimento si trovava in una fase di inattività e le sue possibilità di intervento come difensore dell’imputato sarebbero state  molto scarse.  Le alte contestazioni della Dda riguardano pareri e consigli forniti da Petrini alla Tassone in relazione a procedimenti che non dovevano svolgersi davanti allo stesso presidente di sezione della Corte di appello, ma secondo i giudici del Riesame “ si tratta di attività che non integrano certamente una condotta corruttiva, non avendo Petrini promesso di intervenire sulla decisione, né di veicolarla ai suoi colleghi in favore degli assistiti della Tassone”.

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