Cronaca

L’identikit del faccendiere di Petrini: “Santoro in contatto con un altro magistrato”

Il Riesame di Salerno motiva la decisione di concedere i domiciliari a carico dell'indagato, coinvolto nell'inchiesta Genesi

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“Santoro è un soggetto dedito ad attività illecite e approfittava delle funzioni giudiziarie svolte da Petrini, suo amico storico. Un soggetto poco affidabile, che ha di fatto scelto di acquisire guadagni speculando sull’amicizia con Petrini e inducendo lo stesso a trasgredire più volte ai suoi doveri di magistrato, anche favorito dalle difficoltà economiche di questo ultimo, fino al punto di prevedere per lui un introito mensile fisso che gli garantisse la più ampia disponibilità, in aggiunta a numerose e ulteriori regalie, oltre ai doni in denaro che richiedeva ai singoli interessati”. I giudici del Riesame di Salerno, presieduto da Elisabetta Boccassini, a latere Dolores Zarone e Enrichetta Cioffi, delineano l’identikit dell’ex medico dell’Asp di Cosenza, dedito al mercinomio degli affari giudiziari e a reiterare i reati, prevedendo, che laddove si dovessero presentare nuove occasioni per delinquere non sarà in grado di resistere preferendo le “condotte illecite alla incertezza dei risultati processuali”, visti i contatti e le conoscenze più disparate dallo stesso coltivati.

Il timore di essere intercettati. Nelle motivazioni, il collegio ripercorre le attività corruttive di Emilio Santoro, detto Mario, la sovvenzione delle richieste economiche di Petrini, che sono proseguite anche in tempi recentissimi, se si tiene conto  dei colloqui registrati tra i due il 6 novembre, il 2 e il 13 dicembre 2019, incontri in occasione dei quali avvenivano ulteriori consegne di denaro al magistrato e nuove promesse di regali, oltre che altre richieste di intervento in procedimenti pendenti dinnanzi alla Corte di appello, nonostante Petrini sospettasse di essere sottoposto ad intercettazione ambientale, tant’è che a un certo punto invitava Santoro a rimanere in silenzio. Incontri, dai quali emerge, poi che Santoro, spiegano i giudici, era in rapporti di conoscenza anche con altro magistrato in servizio alla Procura generale di Catanzaro. Tuttavia per il Riesame “l’estrema ratio della misura cautelare in carcere può essere contenuta con una misura meno afflittiva rispetto a quella imposta dal gip, quale gli arresti domiciliari, visto che in base agli elementi attuali non si rinvengono elementi concreti da cui desumere che  Santoro, non si atterrà ai divieti imposti”. Gli arresti domiciliari per il Tdl di Salerno riescono comunque a contenere il pericolo di recidiva e gli impulsi criminali dell’indagato, che di fatto viene sufficientemente isolato e posto in condizioni di non nuocere, impedendogli ogni contatto con l’esterno. Una decisione quella di modificare la misura cautelare che tiene conto anche delle dichiarazioni confessorie di Santoro. Cade rispetto a quanto disposto dal gip anche l’aggravante mafiosa, perché Santoro agisce, non per uno scopo comune alla ‘ndrangheta, ma per i suoi interessi.

 La confessione. In sede di interrogatorio Santoro ha ammesso le sue responsabilità. Ha riferito di aver consegnato denaro a Petrini non appena il magistrato aveva assunto le funzioni di presidente della sezione della Corte di appello di Catanzaro, soldi mai più restituitogli. Denaro, che in realtà non era mai sufficiente per soddisfare le sue richieste: il magistrato aveva la passione per gli orologi di lusso e gli abiti firmati.  Ha riferito, inoltre, di aver spesso  regalato a Petrini olio e cassette di vino e pesce, di aver iniziato  l’attività corruttiva per recuperare il danaro prestato a Tursi Prato, a cui aveva anticipato la somma di 40mila euro, confermando  che Francesco Saraco gli aveva promesso in cambio della sua mediazione la somma di centomila euro in aggiunta a quella di pari importo promessa a Petrini per il suo intervento sul processo in grado di appello a carico di Antonio Saraco e altri. Ha ammesso che nelle occasioni in cui consegnava a Petrini derrate alimentari gli consegnava anche buste contenenti somme di denaro per importi ogni volta pari a 500, 700, mille, millecinquecento euro.