Cronaca

‘Ndrangheta ed estorsione a Lamezia, chiesti 6 anni per Bevilacqua

Processo di Appello bis alle battute finali per l'ex consigliere provinciale, coinvolto nell'operazione della Dda di Catanzaro "Perseo",

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Il sostituto procuratore generale della Corte di appello di Catanzaro Raffaela Sforza ha chiesto la condanna per Giampaolo Bevilacqua, 52 anni, ritenuto il politico di riferimento del clan Giampà nella sua qualità, all’epoca dei fatti, di consigliere provinciale, capogruppo Pdl, nonché rappresentante della Provincia nel Consiglio di amministrazione della Sacal (società di gestione dell’aeroporto internazionale di Lamezia Terme). Il pg ha invocato per l’uomo, coinvolto nell’inchiesta stralcio della Dda di Catanzaro, nome in codice “Perseo”, 6 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e per estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Un’estorsione, secondo le ipotesi di accusa, concretizzatasi nel momento in cui Bevilacqua avrebbe preteso da un commerciante lo sconto per l’acquisto di tute da ginnastica per alcuni detenuti del clan.

Processo di appello bis. Si tratta di un processo di appello bis, dopo la pronunzia della seconda sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Piercamillo Davigo, che a giugno 2018 ha annullato con rinvio la sentenza di assoluzione emessa dai giudici di secondo grado l’anno precedente, il 19 giugno 2017. La Corte di appello aveva ribaltato la decisione del Tribunale di Catanzaro, il quale aveva condannato Bevilacqua a 4 anni e 8 mesi, per il solo concorso esterno in associazione mafiosa, mentre era stato assolto dall’accusa di estorsione aggravata. Da qui il ricorso della Procura generale alla Suprema Corte, che aveva rispedito gli atti a Catanzaro per un nuovo processo di secondo grado. Oggi, dopo l’arringa difensiva del legale Francesco Gambardella che ha invocato l’assoluzione del suo assistito, con la formula “per non aver commesso il fatto”, i giudici della Corte hanno aggiornato l’udienza al prossimo 27 aprile, giorno in cui dovrebbe essere emesso il verdetto.  (g. p.)