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Asili nido, in Calabria il triste primato di maglia nera d’Europa

Ferrara del M5s sollecita Regione e Governo: "L’obiettivo del 33% non è stato ancora raggiunto dall’Italia ed esistono nette differenze fra Nord ed il Sud

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Sollecitare la Regione Calabria e il suo nuovo esecutivo a porre maggiore attenzione su questo aspetto, potenziare gli uffici preposti all’attuazione delle politiche sociali e affiancare i Comuni affinché la Calabria raggiunga e, perché no, superi, l’obiettivo del 33% nella presenza di presidi dedicati all’infanzia”. E’ l’obiettivo dell’interrogazione presentata dalla deputata Laura Ferrara del Movimento 5 stelle in merito alla presenza di asili nido in Calabria. “Se da un lato il Governo nazionale sta mettendo in campo una serie di azioni di supporto alle famiglie, penso all’aumento del bonus asilo nido che dal 1 gennaio di questo anno è passato da 1000 a 1500 euro, dall’altro la Regione Calabria finora, non risulta aver recepito le raccomandazioni Comunitarie. L’Asse 9 del Por, attraverso cui era possibile investire in misure legate agli asili nido e all’accoglienza di minori fino a 3 anni, non ha ottenuto, addirittura, la riserva di efficacia legata al raggiungimento dei target previsti dallo scorso performance framework. È anche vero che gli interventi previsti nell’ambito di questo asse richiedono la partecipazione di vari partner, fra questi i Comuni che troppo spesso non riescono a fare uso dei fondi europei entro i termini regolamentari, contribuendo in tal modo a generare ritardi e quindi carenze di servizi ai cittadini”.

Fanalino di coda. Nella nostra regione, infatti, si registrano le “percentuali peggiori d’Europa per quanto riguarda l’assistenza dei bambini di età inferiore ai 3 anni. In rapporto alla popolazione target, i posti disponibili corrispondono circa al 10% rispetto alla media italiana che si attesta al 24,7%”. Riferendosi ai dati Istat del 2017, l’eurodeputata del Movimento 5 stelle, la Ferrara, evidenzia come il Sud e la Calabria in particolar modo, siano ben lontani dal raggiungimento degli “obiettivi di Barcellona” del 2002 e su questo interroga la Commissione europea. Sin dall’adozione nel 2002 degli “obiettivi di Barcellona”, relativi alla disponibilità di strutture per la custodia dei bambini, la Commissione incoraggiava a migliorare l’accesso ai servizi per l’infanzia in modo da garantire, entro il 2010, un’assistenza per almeno il 33% dei bambini di età inferiore ai 3 anni. Successivamente, con la raccomandazione del 2013 “Investire nell’infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale”, la Commissione chiedeva di aumentare ulteriormente gli investimenti in servizi di accoglienza per l’infanzia affinché gli stessi fossero accessibili, abbordabili, quantitativamente e qualitativamente validi. Siamo nel 2020 e nonostante tali sollecitazioni – conclude Ferrara – l’obiettivo del 33% non è stato ancora raggiunto dall’Italia ed esistono, inoltre, grandi differenze fra il nord ed il sud del Paese. La Calabria, insieme ad altre regioni del Sud, detiene purtroppo la maglia nera negli investimenti per servizi dell’infanzia”.