Cisal: “Regione scopre due anni e mezzo di fitto non dovuto a Longobucco”

La denuncia della CSA-Cisal che si è recentemente occupata dello scandalo della sede regionale di Bisignano, contribuendo al futuro risparmio di quasi 63 mila euro all’anno

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Quando accendi un faro in una cantina puoi ritrovare di tutto. Il sindacato CSA-Cisal si è recentemente occupato dello scandalo della sede regionale di Bisignano, contribuendo al futuro risparmio per le casse pubbliche di quasi 63 mila euro all’anno, ma le sorprese non sono finite. Il settore Economato – proprio per effetto della presa di posizione del sindacato – ha scavato a fondo sui canoni di locazione pagati dalla Regione Calabria, in particolare sugli ex Centri regionali di Formazione Professionale. La nuova tappa è Longobucco. Anche qui sono state scoperte somme non dovute pagate dai contribuenti calabresi.

L’indagine del Settore Economato. L’attuale dirigente del settore Economato con una nota del 23 gennaio scorso indirizzata al dipartimento “Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” ha reso nota l’intenzione di voler attuare la stessa procedura (la cessazione delle spese inutili) applicata per Bisignano. Il settore Economato richiama la vigenza di un contratto addirittura risalente al giugno del 1996 e indica ai colleghi dell’altro dipartimento la necessità di effettuare un sopralluogo il 29 gennaio. Finora la Regione ha pagato un affitto di 921,64 euro al mese, per un totale di 11.059,68 euro all’anno. In assenza di riscontri e “saltata” la visita in loco del 29 gennaio (alla fine dedicata solo a Bisignano), la dirigente del settore Economato insiste con il dipartimento “Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” con un’altra comunicazione del 31 gennaio annunciando la necessità di effettuare il sopralluogo per prendere piena contezza della situazione. Ma dall’altro dipartimento regionale non arriva alcun segnale di vita. Così la dirigente del settore Economato scrive un’altra volta, è il 5 febbraio, indicando che la verifica sul posto – a Longobucco – sarà effettuata il 12 febbraio. A quel punto il dipartimento “Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” si sveglia dal torpore.
L’attuale direttore generale, in data 10 febbraio, dà al settore Economato una risposta che la Csa Cisal giudica strabiliante: “si precisa che dagli atti in possesso dello scrivente dipartimento, che si allegano alla presente, alla data odierna, non risultano locali in locazione nel comune”. Ma come? Possibile – chiede il sindacato CSA-Cisal – che gli uffici non avessero condiviso questa informazione? Possibile che si scopra che non sussisteva alcun affitto per la sede di Longobucco? A quanto pare, sì. Sono tre i documenti allegati inviati dal dipartimento. Il decreto n. 4431 del 2 maggio 2017 con cui l’allora dg del dipartimento “Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” conferma la partecipazione della Regione ad un progetto formativo sperimentale, fatto che includeva il mantenimento dell’ufficio di Longobucco. Tuttavia, e qui è il punto, nello stesso decreto si specificava che per la Regione “non si avranno oneri finanziari aggiuntivi”. In un altro punto si cita: “una struttura comunale a titolo gratuito” e ancora: “non sussistendo costi di locazione al fine del mantenimento dello stesso ufficio”. L’altro documento inviato è una delibera della Giunta comunale di Longobucco: la numero 77 del novembre 2016. Il terzo è il protocollo d’intesa siglato fra Regione e municipio. L’attuale dg dice che l’atto è stato repertoriato il 24 maggio 2017 (n. 736), anche se la documentazione trasmessa al settore Economato non riportava questi estremi: magari il dipartimento “Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” vorrà fornire l’atto ufficiale? Non perché si dubita della buona fede del dg, ma perché la data e numero della repertoriazione in questo caso sono molto importanti. Ad ogni modo, anche il protocollo d’intesa è piuttosto chiaro. Gli oneri a carico del Comune di Longobucco sono: “spese di gestione (telefono, spese postali, affitto, luce e riscaldamento), spese per i beni materiali”. Quindi l’affitto doveva pagarlo Longobucco non la Regione Calabria. A questo punto apriti cielo!

Chiesta la restituzione delle somme. La dirigente del settore Economato, acquisiti (finalmente, aggiunge il sindacato) questi elementi, invia al comune interessato, al dg del dipartimento “Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” e a quello del Personale una nota tranciante. “A seguito delle conseguenziali verifiche contabili/amministrative, è emerso che a far data dalla predetta repertoriazione (25 maggio 2017) al 31/12/2019 codesta Amministrazione (Longobucco) è stata beneficiaria di somme corrisposte a titolo di canone di locazione per la sede di Longobucco, pari ad un totale di euro 28.570,84 nonché di somme corrisposte per spese di utenza elettrica pari ad euro 2.328,82 per un totale complessivo di euro 30.899,66”. “Ciò detto, – continua nella sua nota la dirigente del settore Economato – si chiede l’immediata restituzione dell’importo di 30.899,66 da corrispondere entro e non oltre la data del 21 febbraio 2020”. Che poi è la stessa data in cui dovrà pure chiudersi l’altra indecorosa vicenda della sede di Bisignano. Per quanto riguarda la corrente elettrica – ha specificato sempre la dirigente dell’Economato – o sarà volturata o si procederà alla chiusura della stessa. Capito come funzionava? Il Comune di Longobucco, zitto zitto, sapeva che dal 2017 gli oneri per l’ex Centro regionale di Formazione Professionale erano di sua competenza ma ha preferito tacere ricevendo soldi non dovuti dalla Regione Calabria. Come mai il sindaco di Longobucco non si è mai preoccupato di chiarire perché sui conti del Comune arrivano soldi che non spettavano al municipio, ma che anzi doveva pagare a sua volta, come specificato nel protocollo d’intesa? Non era meglio chiarire prima invece di essere “scoperti” in questo modo? Il settore Economato ha finalmente fatto chiarezza su una vicenda che era costata alla Regione circa 31 mila euro di pagamenti che non doveva sostenere. Certo – aggiunge il sindacato CSA-Cisal – se gli uffici avessero dialogato prima e meglio si sarebbe evitato questo danno per le casse della Cittadella.
“La verità purtroppo è molto più cruda. Se nessuno dall’esterno – fa notare la CSA-Cisal – avesse segnalato queste anomalie, la Regione probabilmente avrebbe continuato a sbagliare sperperando soldi pubblici. I circa 63 mila euro all’anno a Bisignano e questi altri 31 mila euro per Longobucco. Sono cifre che, in un periodo economico e sociale difficile come quello attuale, insultano la dignità dei calabresi. Il sindacato anche in questa circostanza ha dimostrato di essere molto più concreto e sensibile nel perseguimento dell’interesse collettivo. Lo continueremo a fare nonostante i fastidi che suscitiamo perché spesso vengono “scoperchiati parecchi altarini”.

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