Cronaca

Processi aggiustati a Catanzaro, Petrini e l’amante davanti al Riesame

Domani toccherà al presidente di sezione della Corte di appello di catanzaro, il 13 all'avvocato Maria Tassone. I legali difensori chiederanno l'annullamento dell'ordinanza

Petrini-Tassone

Ci riprovano gli avvocati difensori del giudice del presidente di sezione della Corte di appello di Catanzaro Marco Petrini, 56 anni, di Lamezia Terme e di Maria Tassone detta Marzia, 33 anni, di Catanzaro, legale del foro di Locri ad annullare l’ordinanza con cui è stata disposta la misura cautelare in carcere per il magistrato e gli arresti domiciliari per il legale nell’ambito dell’inchiesta “Genesi” sui presunti processi aggiustati. Domani comparirà davanti ai giudici del Tribunale del Riesame di Salerno, assistito dal legale Francesco Calderaro e Agostino De Caro, Petrini, mentre il 13 sarà la volta della Tassone, assistita dai legali Valerio Murgano del foro di Catanzaro e Antonio Curatola del foro di Reggio. Secondo l’accusa della Dda di Salerno, giudice ed avvocato si sarebbero resi protagonisti di un episodio di concorso in corruzione in atti giudiziari.

In particolare Marco Petrini, in qualità di presidente della Corte d’Appello nel processo “Ragno” contro il clan Soriano, non si sarebbe astenuto nel decidere sulla richiesta della Procura generale di Catanzaro di acquisire nel processo le dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso (rampollo dell’omonimo clan di Limbadi) contro il clan Soriano, pur essendo l’avvocato Marzia Tassone (legale di alcuni imputati) la sua “amante stabile”. Il gip Giovanna Pacifico, dopo l’interrogatorio di garanzia, in cui gli indagati avevano fornito la loro versione dei fatti, ha confermato la misura cautelare disposta in ordinanza, sul presupposto che “non risultano sopravvenuti elementi nuovi che siano idonei ad incidere in senso favorevole sul quadro cautelare già valutato. Le versioni fornite dagli indagati negli interrogatori di garanzia, allo stato degli atti, appaiono del tutto collidenti col complessivo compendio investigativo acquisito e inidoneo a far ritenere affievolito il quadro cautelare, oltre che indiziario già posto da questo Ufficio a fondamento di provvedimenti restrittivi”.  In particolare l’avvocato Tassone aveva negato al giudice per le indagini preliminari l’esistenza di un patto corruttivo, ammettendo la relazione sentimentale con il giudice Petrini. (g. p. )