Cronaca

‘Ndrangheta nel Crotonese, chiesti quasi 300 anni di carcere (NOMI)

Pesanti le richieste di pena formulate dalla Dda di Catanzaro per gli imputati coinvolti nell'operazione Tisifone. Si ritornerà in aula il 31 gennaio

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Circa 300 anni di carcere sono stati chiesti per i 19 imputati, giudicati con rito abbreviato, coinvolti nell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Tisifone”, scattata il 20 novembre 2018  contro le cosche di Isola Capo Rizzuto, Papanice e Petilia Policastro, portando al fermo di 23 persone.  Il pm della distrettuale Paolo Sirleo ha chiesto per  Salvatore Arena, 12 anni; Tommasino Ierardi 16 anni; Seyum Brook Asrat, 10 anni e 8 mesi; Rosario Curcio, 16 anni;  Gianfranco Calabretta, 14 anni;Antonio Capicchiano, 20 anni di carcere; Orlando Capicchiano, 16 anni; Salvatore Capicchiano, 20 anni;  Giuseppe Giardino, 12 anni; Antonio Lentini; 10 anni e sei mesi; Francesco Macrillò,  12 anni; Antonio Manfredi, 12 anni; Luigi Manfredi, 20 anni; Giovanni Muccari, 12 anni;  Antonio Nicoscia, 10 anni;  Santo Claudio Papaleo, 16 anni e 8 mesi;  Carmine Serapide, 10 anni, Antonio Nicoscia, inteso Macchietta e Mulinello, 20 anni; Rocco De Vona 16 anni.   L’inizio delle discussioni degli legali difensori, nel cui collegio compaiono i nomi degli avvocati Antonella Canino, Stefano Nimpo, Salvatore Staiano, Gianni Russano, Francesco Severino, Tiziano Saporito ed Enzo Galeota, sono state aggiornate al prossimo 31 gennaio.  Altri due imputati Giuseppe Gentile e Antonio Gentile hanno già scelto il rito ordinario.

Le ipotesi di accusa.  Gli imputati rispondono a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione illegale di armi, tentato omicidio, rapina, illecita concorrenza con minaccia.

L’inchiesta. Le indagini hanno consentito di entrare nel cuore del territorio isolitano svelando nuove alleanze e le tensioni, venutisi a creare dopo le diverse operazioni della Dda di Catanzaro, in particolare Jonny. Due le cosche rivali, da un lato i Capicchiano, intenzionati ad affermare il loro monopolio nella gestione del settore delle gioco illegale, con l’imposizione e la gestione delle loro slot machine in diversi bar ed esercizi commerciali, dall’altro i Nicoscia con al vertice  Antonio Nicoscia, alias Macchietta, ( figlio di Pasquale), i Manfredi e i Gentile. Gli attriti tra le due fazioni avrebbe generato un’escalation di violenza, con tentativi di pianificare omicidi ai danni della fazione opposta sventati dall’intervento della polizia.  Un’indagine, che ha consentito di documentare anche i rapporti con le diverse famiglie di ‘ndrangheta e in particolare con la cosca Megna di Papanice e con quelle del Petilino e la celebrazione di diversi riti di affiliazione, finalizzati al rafforzamento delle file della cosca, che hanno visto partecipare o “portare in copiata” secondo precisi rituali, i vertici dei Grande Aracri, degli Arena, dei Gentile e dei Lentini. (g. p.)

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