Cronaca

La Dia di Catanzaro: “La ‘ndrangheta? Una lavanderia con fatture false”

Tutti gli affari delle cosche vengono portati a termine anche al di fuori del territorio italiano, proprio perché così è possibile fare sparire i soldi

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Nella relazione della Dia sono state analizzate le dinamiche che riguardano le province di Catanzaro, Crotone, Cosenza e Vibo Valentia, prendendo in esame le varie cosche attive sul territorio e le operazioni di contrasto portate a termine tra gennaio e giugno dello scorso anno. Il concetto importante che ha fatto emergere Giuseppe Maria Emiddio è che «la ‘ndrangheta è una holding che non perde occasione per arricchirsi e riesce contaminare qualsiasi pezzo della società lasciato senza un presidio e pervadendo tutto il territorio nazionale». Arrivato da poco alla guida della sezione, il vicequestore ha incontrato i giornalisti per fare il punto sull’attività svolta e sui risultati conseguiti che sono contenuti nella tradizionale relazione della Dia. Per Emiddio è stata anche la prima uscita pubblica da quando ha assunto la guida della sezione: «Abbiamo registrato la presenza di ‘locali’ in ogni regione – ha evidenziato – anche in quelle dove fino a poco tempo fa non venivano prese nemmeno in considerazione». La capacità di infiltrazione è dunque molto elevata, al punto che la stessa relazione della Dia diventa «uno spaccato in work in progress che deve tenere conto anche di nuovi reati per guadagnare di più». Il giro d’affari messo in piedi dalla ‘ndrangheta fa emergere la capacità di «specializzarsi per creare una ‘lavanderia’ con fatturazioni false, società intestate a prestanomi e tutti quegli elementi che possono servire per ripulire il denaro frutto delle attività illecite». E tutti gli affari, secondo quanto emerso dalle varie indagini «vengono portati a termine anche al di fuori del territorio italiano, proprio perché così è possibile fare sparire i soldi».

L’ evoluzione dell’organizzazione criminale.  Le organizzazioni criminali ‘ndranghetiste sono in continua evoluzione rispetto alle arcaiche tradizioni e sempre più frequente è il ruolo rilevante che occupano le donne: sono loro che si occupano di chi è in carcere e portano avanti gli affari della cosca. Un’ espansione che, ovviamente, non lascia indifferente la pubblica amministrazione: «Riscontriamo un legame tra associazione criminale e pubblica amministrazione – ha detto Emiddio – che non è scevra da condizionamenti». Per contrastare questa continua ascesa, il vicequestore ha ribadito la necessità di una collaborazione proficua da parte della popolazione: «Non c’è una forte collaborazione della cittadinanza – ha dichiarato Emiddio – come se ci fosse una sorta di abitudine che va sradicata perché altrimenti la guerra non può essere vinta. Non si può pensare di delegare solo le forze dell’ordine».