“Gettonopoli” a Catanzaro, gettano la spugna Fiorita e Bosco

Fabio Celia invita alle dimissioni tutti i colleghi del consiglio comunale. Ed anche per Roberto Guerriero non ha più senso continuare

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Lo tsunami giudiziario che si è abbattuto sul Comune di Catanzaro e la cassa di risonanza mediatica data dalla trasmissione “Non è l’Arena”. Domattina si dimetteranno i consiglieri Nicola Fiorita e Gianmichele Bosco, mentre altri eletti chiamano tutti alle dimissioni.

“Quando, il 13 dicembre scorso  scrivono i due consiglieri – abbiamo appreso che l’avviso di conclusione delle indagini relative al funzionamento delle commissioni consiliari -hanno scritto – riguardava anche le nostre persone abbiamo immediatamente pubblicato una nota stampa in cui ribadivamo la nostra fiducia nella magistratura, l’apprezzamento per il lavoro che sta svolgendo e l’assoluta correttezza del nostro operato. Noi non abbiamo nulla da nascondere e nulla da temere, scrivevamo allora e ribadiamo oggi”.

“Dopo quel comunicato abbiamo di fatto deciso di bloccare la nostra attività e di aspettare in silenzio che la giustizia faccia il suo corso, distinguendo le posizioni processuali di ciascun indagato, restituendo a chi si è comportato correttamente la piena credibilità e la conseguente piena libertà di azione politica. Le recenti trasmissioni televisive che hanno investito il consiglio comunale di Catanzaro ci costringono però a rompere il silenzio e l’attesa e ad intervenire distinguendo rigorosamente i due piani che la vicenda investe: quello giudiziario e quello politico”.

Sul piano giudiziario. “Come detto, restiamo certi – anche, anzi soprattutto, dopo la lettura delle carte – della nostra condotta e sicuri di poter dimostrare, sin da subito, la nostra totale estraneità alle contestazioni della polizia giudiziaria. Proprio per queste ragioni abbiamo chiesto di essere ascoltati dal Pubblico ministero titolare delle indagini, cosa che avverrà rispettivamente il 7 febbraio (per Bosco) e il 14 febbraio (per Fiorita). Fino a quella data, per rispetto del magistrato che ci ascolterà e per la convinzione che delle inchieste si parla nei luoghi dove si esercita la giustizia e non nelle trasmissioni televisive o sui social, continueremo a conservare un rigoroso silenzio sulle questioni di fatto e di diritto che stanno alla base dell’inchiesta. La magistratura deve essere messa nelle condizioni di operare con serenità e noi sopporteremo con pazienza il tempo necessario a che tutto si chiarisca. Se pure le nostre posizioni sono assolutamente marginali e se pure la tenuità del contendere ci consentirebbe di ridurre tutto a una questione di poca o nessuna rilevanza, ci rendiamo però perfettamente conto che la città ha bisogno di conoscere con precisione i fatti e le nostre condotte e per questo annunciamo sin da adesso che subito dopo l’interrogatorio (quindi subito dopo il 14 febbraio) organizzeremo una assemblea aperta per ricostruire tutti dettagli della vicenda. Per garantire la massima trasparenza di ogni nostro comportamento metteremo a disposizione della cittadinanza ogni documento utile a ricostruire il nostro cristallino comportamento. I 12.311 cittadini che ci hanno dato fiducia nel giugno del 2017 possono continuare ad averla e possono camminare a testa alta come noi!”

Sul piano politico. “L’inchiesta in oggetto riguarda la quasi totalità del consiglio comunale di Catanzaro. Al di là di quello che sarà l’esito finale dell’inchiesta per ciascun consigliere, l’indagine mette sotto accusa un sistema – quello delle commissioni permanenti – su cui è chiamata a rispondere la maggioranza politica che governa questa città da quasi venti anni. Così come sono il Sindaco Sergio Abramo e le forze politiche che lo sostengono a dover rispondere della selezione della classe politica che rappresenta il capoluogo, dell’inefficienza di questa amministrazione e degli incalcolabili danni di immagine che Catanzaro sta subendo a livello nazionale. Sono cose che abbiamo denunciato senza sosta – durante la campagna elettorale e durante l’intera consiliatura – e che non smetteremo di ribadire. Non siamo tutti uguali, non vogliamo le stesse cose, non intendiamo la politica nello stesso modo”.

“Ma soprattutto, a quaranta giorni di distanza dalla comunicazione dell’avviso di conclusione delle indagini, possiamo affermare che questo consiglio comunale ha ormai esaurito la sua funzione. Il consiglio comunale dal 13 dicembre non è stato più convocato, il Sindaco si è trincerato dietro una dichiarazione pilatesca che non affronta la questione cruciale del permanere della legittimazione politica della sua maggioranza e la sensazione diffusa – anche a fronte del clamore televisivo che ha investito la nostra città – è che si pensi di poter tirare a campare come se nulla fosse.
Noi non ci stiamo! A noi non interessa la poltrona, a noi non interessa la carica”.

“Ci siamo messi a disposizione della città tre anni fa per tentare di cambiare un sistema che ritenevamo giunto al capolinea e incapace di assicurare il bene di Catanzaro. Abbiamo raggiunto un grandissimo risultato, i fatti dicono che avevamo ragione, ma abbiamo perso. Abbiamo ricoperto con dignità, responsabilità, impegno il ruolo di consiglieri di opposizione che la città ci ha assegnato, convinti che anche da quella postazione fosse possibile risultare utili alla comunità che ci aveva dato fiducia. Oggi riteniamo che da questo consiglio comunale – indebolito, delegittimato, frammentato – non possa venire più niente di buono e che a nulla varrebbe ostinarsi a farne parte. L’unico modo per restituire credibilità a Catanzaro è quello di restituire la parola agli elettori e di costruire contestualmente le condizioni perché i nuovi rappresentanti della città possano operare in un contesto chiaro, trasparente e rinnovato”.

Appello ai propri colleghi è stato rivolto da Roberto Guerriero del Pd: “Mi rivolgo ai colleghi dell’opposizione: che senso ha continuare a sedere in queste condizioni tra i banchi di un Consiglio svuotato delle proprie competenze e della soprattutto della propria credibilità? Che senso ha continuare a lottare contro i mulini a vento di un’amministrazione fantasma che tutto fa tranne che governare il Capoluogo? Da rappresentante in aula del Partito democratico – conclude Roberto Guerriero – mi chiedo, e chiedo, non sarebbe il caso di ‘resettare’ il programma e dare ai catanzaresi una valida alternativa a questa amministrazione? Se non ora, quando?”.  E Fabio Celia ha chiosato: “È nostro dovere di consiglieri comunali lanciare un messaggio di trasparenza alla città di Catanzaro, a quei cittadini che hanno votato il nostro nome per essere rappresentati a Palazzo De Nobili. Per questo chiedo a tutti i miei colleghi in consiglio comunale di dare le dimissioni tutti insieme”.

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