Cronaca

“Rinascita Scott”, l’avvocato Stilo si difende davanti al gip

Durante l’interrogatorio di garanzia durato oltre due ore si è detto estraneo a tutte le accuse: dalla partecipazione mafiosa alla truffa assicurativa

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Ha risposto alle domande del gip distrettuale del Tribunale di Catanzaro l’avvocato del foro di Vibo Francesco Stilo, coinvolto nella maxi operazione, nome in codice Rinascita Scott”. Assistito dai legali Piero Chiodo e Paola Stilo, durante l’interrogatorio di garanzia, durato oltre due ore, si è detto estraneo a tutte le accuse contestate: dalla partecipazione mafiosa, alla truffa assicurativa e al reato di rivelazione del segreto istruttorio. Si è inoltre riservato di denunciare per calunnia i collaboratori di giustizia, “che hanno fatto il suo nome e riferito circostanze inesistenti”.  Nell’ordinanza firmata dal gip Barbara Saccà emergono stretti rapporti tra l’avvocato  Francesco Stilo e la consorteria di Peppone Accorinti, operativa su Zungri. Il legale si sarebbe mostrato disponibile anche a compiere azioni illecite per consentire ad Accorinti di continuare a curare i propri affari. A due giorni di un importante processo, per esempio, Stilo riesce a recuperare dagli atti processuali due foto, a nasconderle nelle mutande e a consegnarle ad Accorinti alle 10 di sera in carcere. Il passaggio di fogli manoscritti è una procedura a cui sarebbe ricorsi abitualmente i due: in un episodio viene manifestata l’intenzione al detenuto Saverio Lacquaniti, soprannominato  “caramella” di porgere un foglietto all’avvocato Stilo con richiesta di trovare qualcosa relativo all’indultino.

Svelate informazioni top secret. Accorinti parla dell’avvocato Stilo con i sodali all’interno della camera detentiva ritenendolo parte della consorteria e chiede agli altri detenuti di nominarlo come difensore. Le dichiarazioni di Bartolomeo Arena contribuiscono a delineare la figura di Stilo come vero e proprio partecipe della ‘ndrangheta. L’avvocato avrebbe fornito informazioni su dichiarazioni di collaboratori coperte da segreto istruttorio, comunicando ad affiliati dell’organizzazione notizie investigative ottenute nell’ambito della sua attività professionale di legale o da altri appartenenti all’ambiente criminale locale, intessendo relazioni con impiegati ministeriali per ottenere informazioni.

L’assistente giudiziario complice. Dal carteggio emergono rapporti sistemativi tra Stilo e Danilo Tripodi, assistente giudiziario del Tribunale di Vibo, che avrebbe velocizzato una causa contro una compagnia assicurativa di Tropea. Tripodi avrebbe suggerito i tecnici di ufficio da nominare per la controversia nella gestione della causa in cui attore era proprio Stilo, sollecitando tutti i protagonisti del processo: consulente d’ufficio e giudice istruttore. (g. p.)