Timbrava il “cartellino” all’Asp e andava via, arrestato il sindaco di Scalea e sospesi tre dipendenti

Secondo l'accusa il primo cittadino una volta timbrato il 'cartellino', lasciava l'ufficio e si dedicava allo svolgimento di "quotidiane attività di natura personale"

Timbrava e poi andava via, per svolgere faccende non legate al suo lavoro all’Asp di Cosenza. Queste le accuse della guardia di finanza nei confronti di Gennaro Licursi, il sindaco di Scalea, arrestato oggi (concessi i domiciliari) per “truffa aggravata ai danni dello Stato e di falsa attestazione della presenza in servizio”. Il reato contestato è quindi l’assenteismo. Per altri tre dipendenti dell’azienda sanitaria cosentina è stata decisa la sospensione dall’esercizio del pubblico servizio. Contestualmente, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo per equivalente. L’operazione è stata portata a termine dai finanzieri della tenenza di Scalea su ordine del gip presso il Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, su richiesta del procuratore capo della Repubblica, Pierpaolo Bruni e del sostituto procuratore Maurizio De Franchis.

Le indagini, andate avanti per alcuni mesi, hanno permesso di svelare un radicato e consolidato meccanismo di illegalità che avrebbe consentito al sindaco, nella sua qualità di dipendente dell’Asp di Cosenza – pare con la complicità di tre suoi colleghi -, di assentarsi senza alcuna giustificazione dal luogo di lavoro. Secondo gli investigatori Licursi, una volta timbrato il “cartellino”, lasciava l’ufficio e si dedicava allo svolgimento di quotidiane attività di natura personale. In alcuni casi il sindaco di Scalea avrebbe attestato di essersi recato in “missione” per conto dell’ufficio, occupandosi, anche in questo caso, di questioni non attinenti al servizio.

Le indagini hanno permesso di accertare la complicità dei colleghi, i quali, dipendenti presso diverse sedi dell’Asp (Cosenza, Amantea, Scalea), certificavano che la missione si era svolta regolarmente, nonostante il sindaco non si fosse nemmeno mai recato presso le sedi.Le irregolarità, accertate mediante l’installazione di telecamere all’interno degli uffici del Distretto Sanitario del Tirreno di Scalea, analisi dei tabulati telefonici e monitoraggio con sistema Gps, sono state ricostruite in maniera capillare, anche grazie ad un’attività di pedinamento e sono state incrociate con i dati delle presenze giornaliere risultanti dalla macchina marcatempo. “Il quadro che ne è emerso, oltre 650 ore di “assenteismo” nel periodo oggetto di indagini – si legge in una nota -, ha fatto rilevare la marcata disinvoltura con la quale gli indagati hanno agito e resa necessaria l’emanazione del provvedimento cautelare, oggi eseguito”.

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