Cronaca

Tentata estorsione ad imprenditori vibonesi, la Dda di Catanzaro chiude l’inchiesta: tre indagati

Le ‘mbasciate degli intermediari e il pizzo da pagare agli “amici di Vibo” al centro delle indagini condotte dai Carabinieri scattate dopo le denunce di due fratelli di Arena

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Avevano preso un lavoro per il ripristino delle condutture fognarie in via Terravecchia Inferiore, zona centrale di Vibo. Una lavoro come tanti altri per due imprenditori edili originari di Arena. Il punto è che – secondo le logiche ‘ndranghetistiche del territorio – nessuno dei due fratelli aveva ritenuto necessario informare “gli amici di Vibo” per mettersi a posto. Così qualcuno avrebbe mandato due “ambasciatori” a farglielo sapere. Per quei lavori c’era una mazzetta da pagare che gli inquirenti hanno quantificato in 2mila euro, in pratica il 5% dell’importo complessivo dell’appalto. E’ quanto ricostruito dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nella cosiddetta operazione “‘Mbasciata” che nello scorso mese di febbraio ha portato all’arresto di Vincenzo Puntoriero, 65 anni di Vibo, ed Emilio Pisano, 50 anni di Gerocarne. I due imprenditori anziché pagare il pizzo si sono però rivolti ai carabinieri della Stazione di Arena e da qui si è sviluppata un’attività investigativa culminata con l’arresto dei due presunti “intermediari” e “ambasciatori” degli “amici di Vibo”.

Avviso di conclusione indagini. A quasi dieci mesi dall’operazione eseguita dai Carabinieri di Vibo, la Procura antimafia di Catanzaro ha chiuso l’inchiesta notificando l’avviso di conclusione indagini preliminare a tre persone. Oltre a Vincenzo Puntoriero e ad Emilio Pisano, nell’elenco degli indagati figura anche Domenico Franzone, 62 anni di Vibo (inizialmente indagato a piede libero). Stralciate o archiviate invece le posizioni di Carmelo D’Andrea e Filippo Catania. Secondo quanto ricostruito dal pm antimafia Andrea Mancuso che ha coordinato le indagini, Emilio Pisano si sarebbe recato a casa di uno dei due imprenditori per chiedergli inizialmente se stesse portando avanti “un lavoro” a Vibo riferendogli che vi erano “degli amici che lo stavano cercando” chiedendogli “se stesse pagando qualcuno a Vibo” o se “avesse qualche amico” e, infine, avvisandolo esplicitamente: “Sai come funziona, dove vai devi bussare per un caffè!”. Per i carabinieri un tentativo di estorsione. “Lo sapete – avrebbe detto ancora Pisano ai due fratelli – che altrimenti appena arrivate prima o poi vi pittano. Se mangiamo noi, mangiano tutti”. Un’intermediazione a più riprese e in luoghi differenti. Mentre Pisano operava tra Arena e Gerocarne approfittando della conoscenza diretta con i due imprenditori, Vincenzo Puntoriero avrebbe agito a Vibo avvicinando uno dei due fratelli e dicendogli: “Sai, io non c’entro niente con questa storia ma ti porto solo un’mbasciata per rispetto del commercialista. A loro non piace la risposta che gli avete dato e ne vogliono una subito: o si o no”. Loro sono sempre “gli amici di Vibo” che – secondo quanto emerge dalle indagini – avrebbero chiesto la somma di 2mila euro per chiudere la “pratica”. Emblematiche le parole riferite ai due imprenditori da Pisano: “Ho parlato con gli amici di Vibo, la somma è di 2mila euro. Non siete gli unici e non siete i primi. L’andazzo dove vai vai in qualunque parte del mondo è questa qua. E’ inutile che ci mettiamo i ceci in testa”.

L’altro indagato. All’epoca la Dda di Catanzaro aveva chiesto l’applicazione della misura cautelare in carcere anche per Domenico Franzone ma il gip aveva in un primo caso rigettato la richiesta. Secondo quanto riportato nell’avviso di conclusione indagini, il 62enne di Vibo si sarebbe recato in piazza Municipio dove si trovava uno dei due imprenditori per domandare se stesse eseguendo lavori “li dietro” e se si fosse “già presentato qualcuno” dal momento che “ci sono tante famiglie bisognose”. Avrebbe quindi ribadito che avrebbe potuto spendere il suo nome, “Mimmo Franzone”, di odo che del problema si sarebbe fatto carico lui e nessuno lo avrebbe “infastidito” essendo “da poco uscito di galera”. A Franzone viene quindi contestata anche l’aggravante del metodo mafioso e, in particolare, di aver agito per conto del clan Lo Bianco-Barba.

Collegio difensivo. I tre indagati hanno adesso venti giorni di tempo dalla notifica dell’avviso conclusione indagini per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati dal pubblico ministero. Si trova ai domiciliari Vincenzo Puntoriero (assistito dagli avvocati Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino) mentre dovranno difendersi dal carcere Emilio Pisano che è attualmente detenuto nella casa circondariale di Vibo Valentia (avvocato Luigi Giancotti) e Domenico Franzone (difeso dall’avvocato Costantino Casuscelli) recluso a Palermo.

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