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“Tentò di screditare la Dda di Catanzaro”, i motivi del trasferimento di Facciolla

Per il Csm il magistrato cosentino avrebbe presentato esposti "volti a screditare l’operato dei suoi colleghi e della polizia giudiziaria delegata alle indagini"

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Avrebbe abusato delle sue funzioni di magistrato rivelando dati sensibili, favorendo una società che si occupa di intercettazioni e commettendo “una grave scorrettezza” nei confronti dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Sono le principali accuse mosse ad Eugenio Facciolla dalla Procura generale della Cassazione che hanno spinto la sezione disciplinare del Consiglio superiore della Magistratura a disporre con apposita ordinanza il trasferimento d’ufficio dell’attuale procuratore capo di Castrovillari al Tribunale di Potenza con funzioni di giudice civile per la presunta violazione dei doveri di imparzialità, correttezza e riserbo.

I motivi del trasferimento. Si legge nell’ordinanza firmata dal presidente della sezione disciplinare del Csm Davide Ermini: “I comportamenti contestati al Procuratore di Castrovillari hanno determinato una caduta di autorevolezza, prestigio e credibilità dentro e fuori dell’ufficio giudiziario di appartenenza anche a causa della rilevanza che la vicenda in oggetto ha avuto sul piano locale, con inevitabili ricadute negative in punto di delegittimazione dell’esercizio delle funzioni giurisdizionali nello specifico contesto territoriale dove si sono verificati i dati e dove il dott. Facciolla esercita attualmente le funzioni”. Per il Csm sussistono dunque motivi d’urgenza che richiedono l’allontanamento in via provvisoria dalla sede di servizio e dalla funzione requirente. Tra questi anche l’allarme suscitato dal “contrasto” esistente all’interno della magistratura calabrese.

Esposti contro la Dda. Nell’ordinanza si parla degli esposti presentati da Facciolla al procuratore generale presso la Corte d’appello di Catanzaro che secondo la sezione disciplinare erano “volti a screditare l’operato e la figura dei colleghi della Dda e della Pg da essi delegata per le indagini”. Gli episodi contestati sono divenuti di comune dominio determinando – a giudizio del Csm – “un grave e oggettivo vulnus della credibilità professionale del magistrato dinanzi all’opinione pubblica e agli ambienti forensi, non compatibile con l’esercizio delle funzioni requirenti”.

L’inchiesta di Salerno. Facciolla è indagato dalla Procura della Repubblica di Salerno, competente per i reati che coinvolgono magistrati del distretto di Catanzaro, nell’ambito di un’inchiesta che coinvolge cinque persone e riguarda l’attività della Procura della Repubblica di Castrovillari in merito all’affidamento alla ditta Stm del contratto finalizzato alla fornitura di apparecchiature per intercettazione e alla presunta alterazione della data di una relazione di servizio. I reati ipotizzati sono corruzione e falso ideologico. Le altre persone indagate sono Vito Tignanelli, agente della Polizia stradale di Cosenza, amministratore di fatto della Stm srl e la moglie Marisa Aquino, titolare della società; il comandante della stazione forestale di Cava di Melis (Cosenza) Carmine Greco e un carabiniere, Alessandro Nota, in servizio nello stesso centro.

Difetto di notifica. L’udienza preliminare dinanzi al gup del Tribunale di Salerno Giandomenico D’Agostino per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio è stata rinviata per un difetto di notifica al prossimo gennaio. Una buona parte delle accuse contestate a Facciolla sono state già archiviate su richiesta dei pm titolari del fascicolo ma tutto ciò non è bastato per evitare il procedimento disciplinare davanti al Csm che ha portato, su richiesta del ministro Alfonso Bonafede e della Procura generale della Cassazione, al trasferimento a Potenza.

La difesa. Il legale di Eugenio Facciolla, l’avvocato Antonio Zecca, ha precisato all’Agi che “al momento è tutto sospeso, perché ci saranno le impugnazioni consequenziali”. Zecca, che difende procuratore di Castrovillari in sede penale, ma non ha rappresentato il magistrato davanti all’organo di autogoverno della magistratura, dice che “è giunta l’ora che i cittadini possano esercitare un controllo non solo sull’esercizio della giurisdizione, visto che le sentenze sono emesse in nome del popolo italiano, ma anche sui procedimenti disciplinari che determinano singolari spostamenti di magistrati, proprio alla luce degli ultimi accadimenti che hanno innescato sicuro allarme sociale”.

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