Gratteri a La7 e il presunto “veto” su Oliverio: “I provocatori si rassegnino. Non faccio falli di reazione”

Sotto la lente anche le notifiche degli atti giudiziari: "Ogni giorno in Italia 4mila carabinieri si alzano e vanno a fare i messi". E sul governo: "Rivoluzione mancata"

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La lotta all’evasione fiscale per una battaglia di giustizia sociale. Nicola Gratteri raccoglie l’invito e le provocazioni di Lilli Gruber, conduttrice della trasmissione Otto e Mezzo, in onda su La7, e affonda: “Il tetto al contante è importante, ma serve per la piccola e media evasione. Per la grande evasione serve un sistema giudiziario capace di arginare il fenomeno”. Quanto all’espressione manette agli evasori “la sento da 15 anni. Non è alzando il massimo ma il minimo della pena che si va in carcere”. Peraltro, “non esiste una ricetta per risolvere un determinato problema. E poi, servono maggioranze forti per fare le rivoluzioni”.

Quanto alla politica, Gratteri rilancia: “Per cambiare i costumi di un popolo ci vogliono molti anni. Quale governo negli ultimi decenni ha investito per combattere le mafie e far funzionare il processo penale? Un sistema giudiziario efficiente controlla anche il manovratore che non vuole essere controllato”. E ancora: “Il potere discrezionale del giudice deve giustificare un piccolo da un grande evasore. Non vengono valutati e giudicati tutti allo stesso modo”.

Prescrizione, amnistia e indulto. “Quando si parla di prescrizione -sostiene il magistrato – dobbiamo domandarci per quale motivo per quale motivo un fascicolo rimane fermo per anni nell’armadio del giudice. Il sistema farraginoso non è proporzionato alla realtà criminale attuale. Va fatta una rivoluzione, non abbassare il livello di garanzia dell’indagato e dell’imputato, ma fare le riforme che servono. Basta la posta elettronica certificata per notificare gli atti e invece ogni giorno si alzano 4mila carabinieri a fare i messi in tutta Italia”.

La rivoluzione mancata. E’ deluso anche da questo governo il capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. “Mi sarei aspettato -sbotta Gratteri – una rivoluzione che non c’è stata. Le grandi riforme si fanno nei primi sei mesi. Più tempo passa, più il governo si indebolisce. Si è persa una grandissima occasione”.

Tagli alle forze dell’ordine. “Il ministro degli Interni può fare poco in Consiglio dei Ministri. Può chiedere più soldi per fare più concorsi nelle forze dell’ordine. Le assunzioni sono state bloccate dal 2010 e per colpa di Quota 100 abbiamo dei buchi spaventosi che non si riescono a colmare. Salvini ha perso troppo tempo a parlare dell’immigrazione e ha affrontato pochissimo altri aspetti. Vanno ristrutturate le forze dell’ordine. Servono uomini freschi. Bisogna battere cassa. Le mafie si contrastano con gli investigatori che fanno riscontri documentali negli uffici. Dobbiamo ricostruire sul piano prettamente fisico i gangli delle forze dell’ordine. Questo deve fare il ministro degli Interni. Non deve perdere tempo a parlare delle rapine nelle ville invece di soffermarsi sulla ‘ndrangheta che compra tutto da Roma in su e alle tonnellate di cocaina che arrivano in Europa”.

Elezioni regionali. Il procuratore di Catanzaro non si tira indietro neanche dinanzi alle domande insidiose. “Si dice che io abbia tanti poteri. Oggi sono di Forza Italia, domani del Pd, un altro giorno della Lega e del Movimento Cinquestelle, la verità è che ognuno deve cercare di rispondere e difendersi dai reati nei processi”. E sul governatore Mario Oliverio puntualizza e il presunto “veto” di Gratteri espresso a Zingaretti circa la ricandidatura del governatore uscite: “Io ho le spalle molto larghe. Faccio questo lavoro dal 1986. Non vado a mare nè in un cinema e non mi preoccupo di queste provocazioni che ovunque e in particolare in Calabria sono all’ordine del giorno. Non faccio e non farò falli di reazione, ma questi provocatori devono solo rassegnarsi. Chi ci prova perde tempo. Ciascuno sia coerente e onesto”.

La rete degli Invisibili. E’ questo il titolo dell’ultimo libro del procuratore capo Nicola Gratteri, scritto insieme ad Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali e tra i massimi esperti di ’ndrangheta nel mondo. Stavolta il duo Gratteri-Nicaso svela la ‘ndrangheta nell’era digitale: meno sangue, più trame sommerse. Il libero è edito da Mondadori e dal 19 novembre sarà in tutte le librerie d’Italia.