Cronaca

‘Ndrangheta, i capitali dei clan calabresi nei ristoranti di Lombardia e Piemonte: 9 arresti

Sequestrati beni per oltre dieci milioni di euro, tra cui quote societarie di alcuni ristoranti appartenenti alla nota catena di “giro-pizza”

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I clan calabresi reinvestivano i proventi delle attività criminali nella ristorazione in Lombardia e Piemonte. E’ quanto scoperto dalla Polizia di Milano che dalle prime luci dell’alba, sta eseguendo nelle due regioni un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nove persone, tutte italiane, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere e trasferimento fraudolento di valori. Sequestrati beni per oltre dieci milioni di euro, tra cui quote societarie di alcuni ristoranti appartenenti alla nota catena di “giro-pizza” Tourlè, riferibili, in prima istanza, ad un noto pregiudicato contiguo alla criminalità organizzata calabrese.
Le indagini, condotte dagli agenti della Squadra mobile della Questura di Milano e, nella fase preventiva, dai poliziotti della Divisione anticrimine milanese, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo, hanno consentito di far luce sugli interessi di soggetti contigui a cosche calabresi riguardanti il reinvestimento di denaro frutto di attività illecite, con immissione di grandi capitali nel circuito della grande ristorazione nel Nord Italia.

L’attività è iniziata con indagini di prevenzione in materia di antimafia effettuate dalla Divisione Anticrimine della Questura. Gli esiti favorevoli dello screening effettuato dall’Anticrimine su alcuni soggetti sottoposti a sorveglianza speciale hanno consentito alla Squadra Mobile, con il coordinamento della Dda, di disarticolare un’associazione per delinquere capeggiata da un pregiudicato di origini calabresi, Giuseppe Carvelli, in passato indagato con esponenti di alcune cosche di ‘ndrangheta. Le indagini hanno disvelato l’esistenza di un articolato sistema di intestazioni fittizie di beni e società, orchestrato da Carvelli, il cui fine era quello di mettere al riparo il patrimonio illecitamente accumulato nel tempo utilizzando soggetti incensurati, per evitare aggressioni patrimoniali da parte dello Stato.

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