“False perizie” per scarcerare Mantella: le “soffiate” dell’avvocato al boss e la “talpa” in divisa

La Dda di Catanzaro ha depositato verbali inediti dei pentiti vibonesi nell'udienza preliminare che vede coinvolti medici, periti e avvocati

Due verbali che scottano. Uno di 73 pagine e un altro di 117, omissis compresi. Sono le inedite dichiarazioni rilasciate dai collaboratori di giustizia Andrea Mantella e Raffaele Moscato al sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Annamaria Frustaci e ai carabinieri del Reparto investigativo di Vibo Valentia. Trascrizioni che i pm antimafia Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso hanno depositato nell'ambito dell'udienza preliminare che vede imputati consulenti tecnici di parte, medici, periti e anche due avvocati. Il gup distrettuale di Catanzaro Teresa Guerrieri ha aggiornato l'udienza al prossimo 18 novembre. Al centro delle accuse una serie di presunti falsi certificati medici e false perizie psichiatriche prodotte per far uscire dal carcere Andrea Mantella, oggi collaboratore di giustizia ma all'epoca dei fatti contestati boss emergente del clan vibonese dei "Pardea Ranisi".

A rischio processo. La richiesta di rinvio a giudizio dei pm antimafia Antonio De Bernardo, Andrea Mancuso ed Annamaria Frustaci riguarda Andrea Mantella, 46 anni, di Vibo Valentia, collaboratore di giustizia; Francesco Lo Bianco, 48 anni, di Vibo; l’avvocato Salvatore Staiano, 63 anni, di Soverato, legale del Foro di Catanzaro; l’avvocato Giuseppe Di Renzo, 46 anni, del Foro di Vibo Valentia; Santina La Grotteria, 46 anni, di Vibo Valentia, compagna di Mantella; Silvana Albani, 69 anni, di Camerino; Luigi Arturo Ambrosio, 82 anni di Castrolibero; Domenico Buccomino, 66 anni, di Cosenza; Massimiliano Cardamone, 43 anni di Catanzaro; Antonio Falbo, 56 anni di Lamezia Terme; Sergio Lupis, 71 anni, di Siderno, consulente tecnico della difesa di Mantella; Mauro Notarangelo, 51 anni di Catanzaro, psichiatra e consulente di parte; Massimo Rizzo, 56 anni, di Catanzaro; Antonella Scalise, 62 anni di Crotone. Secondo le ipotesi di accusa "i legali Staiano e Di Renzo in qualità di codifensori di Mantella nonché nel ruolo di istigatori, Notarangelo, Cardamone, Rizzo e Scalise quali consulenti tecnici della difesa, Mantella quale beneficiario della condotta, in diversi scritti destinati all’autorità giudiziaria e con più azioni poste in essere in momenti diversi, avrebbero attestato falsamente che lo stesso Mantella sarebbe stato affetto da patologie psichiatriche tali da renderlo incompatibile con il sistema carcerario, indicando come necessaria la sua allocazione in una clinica esterna al circuito penitenziario".




Le dichiarazioni di Mantella. I nuovi verbali dei "pentiti" vibonesi rivelano particolare inediti sulla posizione di alcuni degli indagati che devono rispondere, a vario titolo, di corruzione, favoreggiamento in concorso, frode processuale, falsa perizia e falsa attestazione a pubblico ufficiale. Dalle dichiarazioni fornite agli inquirenti da Andrea Mantella emerge la presunta "soffiata" di un avvocato e la presenza di una "talpa" all'interno della Guardia di Finanza. "L'avvocato Giuseppe Di Renzo - riferisce il collaboratore di giustizia - mi ha soffiato la notizia che, praticamente, a giorni mi sarebbe dovuto arrivare un sequestro patrimoniale di 4 milioni e mezzo di euro che poi effettivamente avvenne. Io ho messo la mia Bmw X5 X-Trail all'interno dell'autosalone show room del signor Russo". Mantella aggiunge di aver quindi fatto sparire la macchina vendendola in Bulgaria. "Quando abbiamo visto che l'avvocato Di Renzo mi ha dato pure la data del sequestro quella mattina ho venduto i 68, 100, non mi ricordo bene, bovini, l'escavatore ho cacciato via e ho deciso di chiamare Macrì Francesco, ho detto: 'Vai a prenderti quella macchina, la nascondi, vai a Pizzo, via a Vibo Marina, va da qualche parte, fai la denuncia che te l'hanno rubata e poi...". A Mantella viene anche chiesto come l'avvocato Di Renzo era venuto a sapere del sequestro: "Aveva - risponde il "pentito" - una voce confidenziale all'interno della Guardia di Finanza che un tenente avrebbe avuto paura delle mie ritorsioni e gli ha detto: 'A giorni , gli dobbiamo fare questo sequestro dei beni, a Mantella. Dalle carte risulta che ha un patrimonio di 4 milioni e mezzo'. Praticamente - continua Mantella - io, quando mi chiamò l'avvocato Di Renzo con la scusa di parlarmi di un processo in atto, non mi ricordo, mi disse, lì, nel palazzo Rizzuti: 'Vedi che a giorni ti arriverà questo sequestro, non lo so quando comunque, cerco di sapero il giorno prima'. E io - prosegue l'ex boss - praticamente, nella mia azienda avevo, più o meno, qualche centinaia di capi di bestiame, a 2000 euro l'uno, 2300, 2400, l'ho mandati subito al macello, ho fatto cassa, avevo un escavatore, un carro miscelatore e in questo budget entrava pure questa Bmw". (CONTINUA)

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