Più aggressiva e rischiosa. E’ questo l’identikit dell’influenza stagionale 2019-2020 che, sottolineano gli esperti, non arriverà prima di fine novembre. I nuovi ceppi virali (quattro) sono già presenti nel nostro paese (il primo virus è stato isolato a Parma, il 25 settembre scorso) ma l’epidemia esploderà solo con il freddo. Si tratta di due nuove varianti dei virus H3N2 e H1N1 che, oltre ad avere una maggior capacità diffusiva, comportano sintomi più acuti e un più alto rischio di complicazioni (l’H1N1 nei bambini piccoli e l’H3N2 nei pazienti anziani e fragili). A queste due forme si aggiungono due “vecchie conoscenze”, ossia i virus B/Colorado e A/Kansas, varianti già conosciute dalle precedenti stagioni. La buona notizia è che il numero di contagiati dovrebbe scendere: si prevedono infatti 6 milioni di italiani a letto, una stima inferiore rispetto allo scorso anno.
Per affrontare questa stagione influenzale “insidiosa”, secondo Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore scientifico di Osservatorio Influenza, ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli studi di Milano e direttore sanitario Irccs Istituto ortopedico Galeazzi, “è importante prepararsi all’inverno proteggendosi con il vaccino anti-influenzale“. Una raccomandazione valida soprattutto per le catgorie di popolazione considerate a rischio. D’altra parte, spiega l’infettivologo, c’è ancora bisogno di educare alla cultura della vaccinazione. E’ necessario “spiegare in cosa consiste il vaccino, perché è opportuno eseguirlo, come gestire persone che sono fragili già a causa di altre malattie”.