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Pensioni, stretta su Quota 100. Uscite più rare e addio nel 2022

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Sterilizzare’  Quota 100, allungando di tre mesi le cosiddette finestre di uscita, per il 2020 e il 2021, con l’obiettivo di ridurre la spesa. E prepararsi a fronteggiare, dal 2022, la fine del meccanismo, con nuovi strumenti di flessibilità previdenziale. A cominciare dalla soluzione prospettata dal senatore Pd, Tommaso Nannicini, che punta sulla possibilità di lasciare il lavoro a 64 anni di età con il ricalcolo contributivo di tutto l’assegno, insieme con l’introduzione di Quota 92 per le categorie deboli (disoccupati e altri). Il punto è anche politico. I renziani (come ha spiegato Luigi Marattin) e una parte del Pd (in particolare i riformisti di Nannicini) sarebbero disponibili a chiudere da subito l’esperienza di Quota 100 per recuperare 1-2 miliardi nel 2020 e 3-4 nel 2021.

Ma i grillini e il grosso del Pd non vogliono offrire argomenti di propaganda a Salvini. Dunque, Quota 100 rimarrà in vigore nel biennio prossimo. Ma non è detto che non vi sia interventi per tagliare i costi: allo studio, infatti, c’è l’allungamento di tre mesi delle finestre di uscita, che sono attualmente di tre mesi per i privati e di 6 per i pubblici: il che significa che coloro che maturano i requisiti dovrebbero attendere, da quella data, sei mesi per il pensionamento se privati e nove mesi se pubblici. Per il biennio a venire, in aggiunta, verrebbero prorogati l’Ape social (magari estesa al lavoro autonomo) e l’opzione donna.

Nel 2022, però, ci si troverebbe di fronte allo scalone tra i nati nel 1959, che potrebbero aver utilizzato quota 100, e i nati nel 1960, che potrebbero lasciare con 5 anni in più di età. Da qui il pacchetto messo a punto da Nannicini, che servirebbe a evitare questa iniquità e a introdurre vie di flessibilità strutturali.

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