‘Ndrangheta, processo Stige: in abbreviato arrivano 66 condanne per oltre sei secoli di carcere

Inflitti dagli otto mesi ai vent'anni di reclusione alla cosca Farao-Marincola di Isola Capo Rizzuto. Il pm aveva invocato 104 condanne

Operazione-Stige

Sessantasei condanne tra 8 mesi e 20 anni di carcere per complessivi 625 anni di carcere sono stati inflitti nel processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta Stige contro la cosca di ‘ndrangheta Farao-Marincola, operativi a Cirò Marina e Cutro. La sentenza, frutto di un’inchiesta della Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, è arrivata nel tarda mattinata odierna.  I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alle estorsioni, autoriciclaggio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, intestazione fittizia di beni, procurata inosservanza di pena e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso. Durante la requisitoria il sostituto procuratore distrettuale Domenico Guarascio aveva invocato 104 condanne dagli 8 mesi ai 20 anni di carcere.

Le condanne

Francesco Aloe, 10 anni di reclusione;
Gaetano Aloe 13 anni e 4 mesi ;
Giuseppina Aloe, 3 anni e 4 mesi ;
Antonio Anania, 9 anni e 8 mesi ;
Ercole Anania, 13 anni e 2 mesi ;
Antonio Bartucca, 10 anni e 8 mesi ;
Francesco Basta 9 anni e 6 mesi ;
Moncef Blaich 5 anni ;
Martino Cariati, 15 anni e 4 mesi ;
Giovanni Caruso 3 anni ;
Vito Castellano 16 anni ;
Dino Celano, 5 anni;
Aldo Chimenti, 8 mesi;
Angelo Cofone, 3 anni;
Morena Cola 10 mesi;
Francesco Crugliano 1 anno e 6 mesi;
Gennaro Crugliano 8 anni e 4 mesi;
Leonardo Crugliano 20 anni;
Mirco Crugliano, 8 anni e 8 mesi;
Adolfo D’Ambrosio 4 anni;
Antonio De Luca, 5 anni e 5 mesi;
Francesco Farao 4 anni e 8 mesi;
Vittorio di Giuseppe Farao, 8 anni;
Vittorio di Silvio Farao, 20 anni;
Alessandro Gabin 5 anni;
Donato Gangale 9 anni e 4 mesi;
Giuseppe Giglio 18 anni;
Salvatore Giglio 20 anni;
Franco Gigliotti 10 anni;
Nino Greco 5 anni e 8 mesi;
Giuseppe Guarino, 1 anno e 6 mesi;
Mario Lavorato 10 anni e 8 mesi;
Aldo Marincola 8 anni;
Cataldo Marincola, 20 anni;
Vincenzo Marino 2 anni;
Salvatore Morrone 20 anni;
Carmine Muto, 7 anni;
Luigi Muto 19 anni e 4 mesi;
Santino Muto 7 anni e 8 mesi;
Basilio Paletta, 12 anni e 10 mesi;
Domenico Palmieri 8 anni;
Rosario Placido 1 anno e 4 mesi;
Fabio Potenza 9 anni e 4 mesi;
Carmela Roberta Putrino 15 anni e 4 mesi;
Eugenio Quattromani 10 anni;
Luigi Rizzo 9  anni e 4 mesi;
Salvatore Rizzo 13 anni e 4 mesi;
Domenico Rocca 8 anni;
Francesco Russo 8 anni;
Francesco Salvato 15 anni e 6 mesi;
Vincenzo Santoro 17 anni e 8 mesi;
Giuseppe Sestito 20 anni;
Nevio Siciliani 8 anni;
Roberto Siciliani 8 anni;
Carmine Siena 11 anni e 4 mesi;
Palmiro Salvatore Siena 11 anni e 4 mesi;
Giovanni Spadafora 12 anni;
Giuseppe Spagnolo 20 anni;
Antonio Squillace 1 anno e 4 mesi;
Francesco Tallarico 20 anni;
Ludovico Tallarico 8 anni;
Luigi Tasso 3 anni e 4 mesi;
Carolina Terlizzi 1 anno, 9 mesi e 10 giorni;
Bruno Tucci 3 anni e 8 mesi;
Annamaria Veltri 1 anno e 4 mesi;
Vincenzo Zampelli 3 anni e 8 mesi;

Le assoluzioni. Sono stati assolti per singoli reati a loro ascritti Amodio Caputo, Luigi Cerrelli, Antonio De Luca, Vincenzo Gangale, Carmine Muto, Luigi Tasso, Annibale Russo, Alessandro Albano, Domenico Alessio, Domenico Bonifazio, Agostino Canino, Giuseppe Sprovieri, Giuseppe Guarino, Carmine Muto, Luigi Muto, Santino Muto, Rosario Placido, Annamaria Veltri, Rocco Villirillo, Francesca Perri, Giuseppe Pizzimenti, Nicola Flotta, Francesco Tallarico, Teresa Clarà.

Gli avvocati. Del collegio difensivo fanno parte tra gli altri, gli avvocati Angela Mascaro, Vittorio Ranieri, Vincenzo Cicino,  Francesco Severino, Antonio Lomonaco, Armando Veneto, Gregorio Viscomi, Pietro Pitari, Salvatore Staiano, Gianni Russano, Giancarlo Pittelli, Sergio Rotundo, Giovanni Merante, Giuseppe Bruno, Luigi Falcone, Enzo Ioppoli, Tiziano Saporito, Pino Pitaro,  Salvatore Iannone e Rosa Maria Romano.

Operazione Stige. Al centro dell’inchiesta  le attività criminali della cosca Farao-Marincola, una delle più potenti della Calabria, con ramificazioni anche nel Nord e Centro Italia (in particolare Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia) e in Germania. Secondo quanto reso noto dai militari del Ros le indagini hanno documentato l’infiltrazione mafiosa in diversi settori economici e imprenditoriali, sia in Italia che all’estero, circostanza che ha consentito alla cosca di strutturarsi come una vera a propria “holding criminale” capace di gestire affari per milioni di euro. Le indagini avrebbero permesso di ricostruire la ramificata rete di imprenditori considerati compiacenti e collusi che, sulla base di un rapporto perfettamente “sinallagmatico”, ovvero di reciproci scambi, avrebbero ottenuto pagamenti rapidi dalle Pubbliche amministrazioni, recuperi crediti, lavori e commesse (pubbliche e private), riconoscendo di contro al clan i più diversificati favori: dalle assunzioni, ai finanziamenti, all’elargizione di somme di denaro, “contribuendo efficacemente e consapevolmente – affermano gli investigatori – all’accrescimento del potere mafioso sul territorio”. Fondamentale nell’inchiesta è stata anche la collaborazione con le autorità tedesche (Ika e Bka) nel ricostruire gli affari illeciti gestiti dalla cosca in Germania. In questo quadro si sarebbe documentato il controllo da parte della cosca della produzione e distribuzione dei prodotti da forno (pane e affini), per cui i commercianti al dettaglio cirotani sarebbero stati costretti ad acquistare solo il pane prodotto dal forno di uno dei sodali e, nel contempo, gli altri concorrenti, con minacce, sarebbero stati allontanati dal territorio. Nel corso dell’operazione sono stati anche sequestrati beni ritenuti riconducibili alla cosca Farao-Marincola per oltre 50 milioni di euro complessivi. Si tratta di patrimoni, viene sottolineato dagli investigatori, accumulati illecitamente nel corso degli anni. Il gruppo criminale era ramificato in diverse regioni e la sua operatività, come accertato dai Carabinieri in collaborazione con la polizia tedesca, si estendeva anche ai lander dell’Assia e del Baden-Wurttemberg. L’inchiesta è stata coordinata dal Procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dai sostituti Domenico Guarascio, Alessandro Prontera e Fabiana Rapino. Ai 169 indagati vengono contestati i reati di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, autoriciclaggio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, intestazione fittizia di beni, procurata inosservanza di pena e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso. (m.f.)

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