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Reddito di cittadinanza, cosa cambia. Sospensione per contratti brevi

Stretta sul sussidio con la manovra per il 2020. Diventerebbe obbligatorio accettare i lavori a termine

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La manovra per il 2020 porterà, con tutta probabilità, una stretta sul reddito di cittadinanza. A cambiare potrebbero essere le regole che riguardano le revoche del sussidio in presenza di un rifiuto dell’offerta di lavoro. Due le possibili correzioni in senso restrittivo: da un lato, l’introduzione della sospensione del beneficio in caso di contratti a termine, il che significherebbe che nel caso vengano proposti non sarebbe possibile rifiutarli, perché, una volta conclusi, ripartirebbe ugualmente; dall’altro, la previsione della cancellazione del sostegno dopo il secondo no e non più come ora dopo il terzo.

Non a caso è lo stesso premier Giuseppe Conte a insistere: “Non dobbiamo distogliere l’attenzione dal reddito di cittadinanza, dobbiamo lavorare all’aspetto della formazione e a quello occupazionale perché solo così quel provvedimento non avrà carattere assistenzialistico”. 

La conferma per gli anni a venire della misura-chiave del programma grillino non è mai stata in discussione e lo stesso ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, lo ha spiegato a più riprese, avvisando che semmai ora si tratta di passare alla fase due, quella delle politiche attive, dopo l’attribuzione del reddito a circa 960 mila destinatari e oltre. Il nodo da sciogliere, però, è rilevante e riguarda innanzitutto il potenziamento dei servizi per l’impiego, anche con la piena operatività dei navigator: un passaggio che richiederà mesi. In attesa della cosiddetta attivazione dei titolari del sussidio, nel governo stanno lavorando per stringere le maglie sulle possibilità di rifiutare le opportunità di lavoro offerte.

Una delle innovazioni in cantiere la spiega direttamente il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, regista di tutta l’operazione: “Un miglioramento ci è stato chiesto sul reddito, relativamente alla possibilità di interromperlo per il lavoratore che ha un rapporto di lavoro temporaneo, al massimo di tre mesi. Poi riprenderebbe il reddito. Sarebbe un incentivo a far accettare un lavoro anche se breve“. Per il resto il governo, che in genere chiede all’Inps di fare simulazioni, “non ha chiesto niente su possibili modifiche” su Reddito e Quota 100. La novità indicata si collegherebbe alla previsione della decadenza dal beneficio dopo il secondo rifiuto dell’offerta di lavoro, senza che sia richiesto di attendere la terza per non poter più dire no, pena la perdita del sussidio.

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