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Crisi di governo, prove di alleanza Pd-M5S: Zingaretti rilancia e gioca la carta Fico

L’alternativa è un premier terzo. Ma intanto nel Movimento cresce il partito del voto

Zingaretti

A prima vista è il classico tira e molla fisiologico in ogni trattativa. Di Maio lancia Conte, ma fonti pentastellate fanno sapere al Pd che in realtà si tratta di un atto dovuto e non faranno le barricate.

Al Nazareno si aspettavano anzi un passo indietro dal presidente del Consiglio ben più definito dell’ambiguissima dichiarazione arrivata da Biarritz. Al netto di Renzi e dei suoi, però, lo stato maggiore del Pd che si è riunito ieri pomeriggio (da Gentiloni a Franceschini passando per Minniti e Orlando) non intende cedere sul Conte bis e rilancia proponendo Fico: come farebbero i 5 Stelle a bocciare uno dei loro dirigenti?, si notano nel consiglio di guerra.

Il negoziato prosegue così come sulle montagne russe: naturalmente i contatti tra Di Maio e Zingaretti continuano, continuano anche tra i pontieri dei due partiti e oggi pomeriggio si riuniscono i tavoli del Pd sui dossier della trattativa. A rendere la situazione più ingarbugliata del solito, è la presenza del convitato, anzi dei convitati, di pietra: 1) il secondo forno con la Lega, malgrado la chiusura del premier, che piace a parecchi grillini e 2) il miraggio delle urne, tentazione anche più forte nel Movimento. Il punto chiave infatti non è il nome oggi come non era il taglio dei parlamentari ieri: il nocciolo è che i grillini non sono convinti di riuscire a reggere l’alleanza con il Pd nella loro base.

In questo quadro s’innestano le manovre di quelli che questa roba non la vorrebbero: prima di tutto Di Maio. La proposta Fico da questo punto di vista rischia di essere un boomerang: al Quirinale erano convinti da giorni che, se da un lato il presidente della Camera sembrerebbe la figura più appropriata per una maggioranza orientata a sinistra, dall’altro lo schiaffone all’attuale vicepremier pentastellato rischierebbe di essere intollerabile. Ne sono consapevoli Franceschini & co.: la mossa in realtà, è stata studiata per piegare la resistenza del leader pentastellato e arrivare ad un nome terzo, non Di Maio ovvio. In questo schema, peraltro, per Conte sarebbe pronto il posto di ministro degli Esteri o di commissario Ue.

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