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Estorsione mafiosa ai commercianti di Nicotera, D’Ambrosio fa scena muta davanti al gip

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E’ comparso davanti al gip di Catanzaro e si è avvalso della facoltà di non rispondere Francesco D’Ambrosio, difeso dagli avvocati Francesco Sabatino ed Antonio Cosentino, agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione contro le estorsioni mafiose perpetrate nei confronti dei commercianti di Nicotera, scaturita dalle dichiarazioni dell’imprenditore Carmine Zappia. Il trentanovenne è stato raggiunto da un’ordinanza nei giorni scorsi, insieme a Giuseppe Cicerone, 88 anni, cognato di Antonio Mancuso. Restano indagati a piede libero Salvatore Gurzì, 34 anni di Nicotera; Andrea Campisi, 37 anni di Nicotera; Rocco D’Amico, 38 anni di Preitoni.

Operazione “Maqlub”. Il nuovo filone dell’inchiesta sulle estorsioni a Nicotera è sfociato in un blitz che è stato denominata “Maqlub” che in arabo significa ribaltamento. Si tratta della stessa inchiesta che ha fatto luce sull’estorsione perpetrata ai danni dell’imprenditore Carmine Zappia. La sua coraggiosa denuncia aveva permesso agli inquirenti di costruire un solido impianto accusatorio che ha retto al vaglio del gip di Vibo Valentia in sede di convalida tant’è che sia Antonio Mancuso che Alfonso Cicerone sono ancora in carcere. Ai domiciliari finisce adesso Giuseppe Cicerone che – secondo l’accusa – avrebbe concorso all’estorsione aggravata dalle modalità mafiose ai danni dell’imprenditore nicoterese. In particolare l’88enne avrebbe riferito alla vittima che “era stato deciso di pestarlo” e che ciò non avveniva solo per il suo personale parere negativo. Avrebbe dunque agito nell’interesse del boss Antonio Mancuso.

Francesco D’Ambrosio

Tentata estorsione agli ambulanti. Dall’indagine emergono però altre vicende estorsive scoperte dai Carabinieri della Compagnia di Tropea e della Stazione di Nicotera. Ricostruita infatti una tentata estorsione ai danni di alcuni ambulanti e, in particolare, nei confronti di un cittadino extracomunitario. Lo scorso 1 giugno Francesco D’Ambrosio, Alfonso Cicerone e Rocco D’Amico (indagato a piede libero) avrebbero cercato di farsi consegnare da ciascun ambulante che frequentava piazza Garibaldi 50 euro ciascuno per l’occupazione e l’utilizzo degli spazi. Rivolgendosi a un commerciante di origini senegalesi dicevano: “Eeeh… chiama il gioielliere pure… venite tutti che qua Alfonso dice che deve raccogliere soldi domani, di caffè e di altre cose… eehh… vedi che ha detto Alfonso che domani dovete lasciare 50 euro ciascuno al bar…! Per questo motivo D’Ambrosio deve rispondere di estorsione aggravata dalle modalità mafiose e nei suoi confronti il gip ha disposto oggi l’applicazione della misura cautelare agli arresti domiciliari.

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