Tutti gridano ‘al voto! al voto!’. Ma a parte che nessuno sa ancora quando, la scelta di aprire la crisi di governo agostana trova le forze politiche largamente impreparate. Solo la Lega con Matteo Salvini e Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni hanno le facce pronte sui manifesti, in virtù di leadership acclarate e persino venerate. Tra scelte strategiche da compiere, alleanze da costruire e seduzioni da rinfrescare, il panorama da destra e sinistra regala solo ipotesi e nessuna certezza su chi sarà il teorico candidato premier che gli schieramenti o i singoli partiti offriranno per pura finzione mediatica, vista l’assenza di ogni previsione costituzionale.
In casa pentastellata Luigi Di Maio – versione asso pigliatutto – appare ormai logorato. Potrà restare come capo politico, alla guida dell’apparato che sta tentando di riorganizzare uscendo dallo spontaneismo della Rete. Ma Giggino testimonial no, a meno che non si riveda la regola del doppio mandato.