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Governo balneare. Dalle vacanze riservate di Moro a quelle show di Salvini

Le ferie dei politici di oggi: corpi esposti, mete popolari e presenza social

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Che distanza tra il Papeete di Milano Marittima e quella rustica caserma della forestale di Camaldoli dove Amintore Fanfani riuniva per qualche giorno la famiglia. Due modi di trascorrere le ferie che raccontano due generazioni di leader e che descrivono il percorso compiuto dal Paese. Inutile stendere una classifica tra migliori e peggiori, i politici come gli uomini sono figli del loro tempo.

Una volta le vacanze dei politici semplicemente non esistevano. La “villeggiatura” non aveva una valenza pubblica. De Gasperi saliva tra le sue valli e si vestiva da montanaro trentino, Moro si recava a trovare i figli e la moglie Noretta sul litorale romano non sentendo neppure il bisogno di togliersi la giacca. Erano spezzoni di vita privata, che non finivano nei giornali di grande tiratura e men che meno in tv. Oltre alla naturale ritrosia legata alla castigatezza dell’epoca, i leader non avvertivano l’esigenza di mostrarsi, semplicemente perché non ne avevano bisogno. Si votava un’idea o uno schieramento, non una persona. Il corpo del leader non serviva.

Ed è solo con la Seconda Repubblica e la personalizzazione della lotta politica che il privato inizia a diventare pubblico. In una prima fase ci si limita a una prudente esibizione, quasi una concessione. Per cui Pertini, uno dei primi a crearsi un personaggio, si faceva vedere in montagna dove andava a trascorrere le ferie, anche lui vestito da montanaro con la pipa e il basco, qualche anno dopo Craxi era ripreso al mare mentre fa il bagno con Berlusconi o si gode il sole della costa tunisina, D’Alema veleggia al timone del suo Ikarus, Ciampi in bicicletta nella casa sul litorale romano, Napolitano nei mari del sud Italia asinsieme a Clio.

Anche se mostrati, si trattava di momenti intimi e comunque veri, per niente costuiti. Come accadrà invece di lì in avanti, quando il politico comprende che il «pubblico» ha una parte sempre più rilevante nella propria narrazione, di cui le vacanze sono un complemento, e quindi tantovale “pensarlo”.

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