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Giustizia negata al tribunale di Vibo, l’odissea di un cittadino: causa civile rinviata dal 2012

La denuncia di Giuseppe Ceravolo che, tramite il suo avvocato Salvatore Paolillo, invia un esposto al Consiglio superiore della magistratura, al Presidente della Corte di Appello ed al Ministro Bonafede

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La storia raccontata da Giuseppe Ceravolo di Pizzo, unitamente al suo avvocato Salvatore Paolillo, è la fotografia delle lungaggini insopportabili della giustizia italiana. Sotto accusa finisce, in particolar modo, il Tribunale di Vibo Valentia, dove “i magistrati arrivano e velocemente si allontanano. Una delle conseguenze più gravi si verifica per le cause mature per la decisione che vengono rinviate con motivazioni che sono quasi sempre le stesse con pesanti ripercussioni su parti private ed avvocati”.

Ceravolo, per come riportato da “il Quotidiano del Sud”, è in causa civile da 9 anni – la prossima udienza è stata fissa a novembre di quest’anno – per la restituzione di una somma di denaro da lui “versata ad una impresa di costruzioni quale caparra confirmatoria per l’acquisto di una casa e che la stessa impresa ebbe poi a rivendere a terze persone senza restituire la caparra. Fin dal dicembre 2012 la causa è stata ritenuta matura per la decisione essendo documentalmente provato il mio buon diritto ad agire in giudizio per la restituzione della caparra”. Nel corso di questi nove anni si sono alternati ben cinque magistrati ognuno dei quali, dopo il 2012, ha “preso a rinviare la causa per la precisazione delle conclusioni – scrive l’avvocato Paolillo – con motivazioni più o meno dello stesso tenore: “Dato atto del numero elevato di cause mature per la decisione” veniva rinviata di anno in anno”. E ancora: “Ogni giudice, attraverso questo dictum, si prende in decisione una causa sola a udienza con le altre che passeranno al nuovo magistrato il quale, a sua volta, sostituirà il precedente dopo 2-3 anni; in questo modo il ruolo sarà sempre più numeroso e le cause decise sempre in numero minore”.

Pertanto Ceravolo ha inviato un esposto al Consiglio superiore della magistratura, al Presidente della Corte di Appello ed al Ministro Bonafede affinché “adottino gli opportuni accorgimenti, anche perché – chiosa l’avvocato Paolillo – il suo non è l’unico caso di giustizia denegata che si verifica all’interno del Tribunale di Vibo”.

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