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Legami tra la ‘ndrangheta e il clan Casamonica, chiusa l’inchiesta: in 63 a rischio processo

Nel definire ruoli e tracciare le coordinate un ruolo fondamentale è stato svolto da un pentito

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Chiusa la maxi-inchiesta sul clan Casamonica di Roma. Sono 63 gli indagati. La procura ha fatto luce sui traffici di droga, le estorsioni, le violenze e minacce del clan. Le indagini sono partite nell'estate del 2015 documentando "l'esistenza di un'associazione mafiosa autoctona strutturata su più gruppi criminali, prevalentemente a connotazione familiare". Gli indagati rispondono a vario titolo di associazione di tipo mafioso dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, l'usura, la detenzione illegale di armi e tanto altro.




Secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati coordinati dal procuratore vicario Michele Prestipino e dal pm Giovanni Musarò, il gruppo controlla lo spaccio di tutta l'area sud della città, anche grazie a forti legami con altri gruppi di mafia a cominciare da ndrangheta e camorra. Nell'inchiesta un ruolo fondamentale lo hanno avuto i collaboratori di giustizia: un pentito del clan, l'ex cognata del boss e un ex affiliato di ndrangheta, sono state le tre pedine attraverso le quali gli inquirenti hanno saputo ricostruire gli affari, i traffici di droga e i legami con le cosche che hanno fatto la fortuna dei Casamonica.

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