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Cannabis light, la nuova guerra di Salvini: “Chiuderemo tutti i negozi che la vendono”

Dal dicembre 2016 è stata legalizzata la vendita di prodotti ricavati dalla marijuana che abbiano un principio attivo stupefacente di Thc inferiore a 0,2. Prodotti che non sono considerati droghe

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Salvini dichiara guerra ai negozi di cannabis light. E annuncia la chiusura di tre shop “a Macerata, Porto Recanati e Civitanova Marche” convinto che l'”esempio” marchigiano possa essere esportato in tutta Italia. Intanto sale la tensione con i 5 Stelle, evidentemente irritati dalla nuova battaglia leghista. La “droga è un’emergenza nazionale e dunque dobbiamo usare tutti i metodi  democratici per chiudere questi luoghi di rieducazione di massa”, tuonava ieri il vicepremier, subito ripreso dalla ministra pentastellata Giulia Grillo che faceva notare come “nei canapa shop non si vende droga”.

Lo scontro si alza oggi con Di Maio che interviene, ricordando a Salvini che sì, vanno bene i controlli antidroga, ma preoccupiamoci anche della “lotta alla mafia”. Un’uscita che non è piaciuta a Salvini: “Combattere la droga significa anche combattere la mafia come dimostrano gli arresti delle ultime ore contro il clan Casamonica“, replica il leghista che rilancia: “Il senatore dei 5 Stelle Mantero ritiri la proposta sulla droga libera. Non è nel contratto di governo  e non voglio lo Stato spacciatore”.

Sono oltre duemila in Italia i punti vendita di cannabis light aderenti all’Aical, l’associazione nata nel 2018 che riunisce 7 tra le principali aziende del settore. Per un fatturato di 6,598 milioni di euro. Salvini vorrebbe cancellarli tutti con un colpo di spugna: “Da oggi comincia una guerra via per via, negozio per negozio, quartiere per quartiere, città per città – ha detto il ministro dell’Interno in un comizio a Pesaro -. Gli spacciatori non li voglio, la droga fa male. Meglio un uovo sbattuto”.

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