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Vibo, Stinà (FdI): “Il saluto fascista un pretesto per la sinistra in una città senza lavoro e prospettive”

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“C’è una formula che riassume il momento attuale: siamo senza tetto. In una città dove manca il lavoro non solo per i giovani orfani di prospettive, ma anche per chi a 50 anni ha perso il lavoro e con esso la speranza, dove i negozi chiudono e con esso lo sviluppo, dove le potenzialità del porto di Vibo Marina sono state nel corso degli anni erose da una sinistra incapace, dove alla chiusura dell’Italcementi si sono frapposte chiacchiere sterili, dove le inchieste giudiziarie che scoperchiamo vergognosi sistemi di malaffare, non scandalizzano, né preoccupano la sinistra quanto un inesistente saluto fascista, preso a mò di pretesto da chi ormai politicamente morto, ritorna zombi, occorre sciogliere l’equivoco tra la destra e il bar dello sport, e quindi distinguere ed arginare gli avvinazzati del sottosviluppo, incapaci di dare protezione, sicurezza, tutela, prospettive ai cittadini che si sentono oggi abbandonati da un corpo politico stantio e d’accatto, che è stato dannosissimo e ha contribuito a creare la situazione attuale”. Così Francesco Stinà, dirigente di Fratelli d’Italia.

“Anche oggi -prosegue Stinà – non si è persa l’occasione , di ricorrere all’uso di un antifascismo fasullo, frù frù, di un antifascismo in assenza di fascismo, al fine di creare così uno stato di allucinazione. E proprio per questo stato distorto di percezione della realtà della sinistra, per questo evocare dall’antifascista d’attacco qualcosa che non esiste, per questo artatamente strumentalizzare per annientare l’avversario politico, si è impedita l’analisi di fenomeni culturali importanti, uno sviluppo architettonico incredibile, e si è dato spazio, viceversa a sciocchi politicanti che, non avendo niente da proporre, riversano sull’emotività, evocando un nemico che non c’è, così da sollevarsi dal fastidio di esporre un progetto per la città”.

“Seppur colgo l’occasione per pubblicamente confermare la mia stima professionale e politica nei confronti dall’avv. Maria limardo, preferisco indirizzare la riflessione verso un altro ambito. Per me esiste un problema molto concreto. La contemporaneità -conclude Stinà – necessita di linguaggi inediti. Accettiamo anche, semmai, la semplificazione che il fascismo possa essere di destra e il comunismo di sinistra… Ma queste definizioni ci costringono comunque all’archeologia politica. Senza un linguaggio radicalmente nuovo siamo costretti ad analisi residuali che sono soltanto un passatempo sterile”.

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