I riti della Settimana Santa: dai Sepolcri alla Resurrezione. Ecco la Pasqua a Vibo

Si inizia con la visita ai Sepolcri, domani per le strade del centro storico dell'antica Monteleone, le processioni delle Vare e la Desolata in notturna. Domenica il rito antico dell'Affruntata

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Entrano nel vivo le tradizioni della settimana santa a Vibo Valentia, con le celebrazioni, i riti secolari e le processioni. Momenti di profonda devozione religiosa e il pathos di giornate dedicate alla riflessione, alla fine contrastano e stridono fortemente con gli acquisti, a volte senza limiti, di dolci non tradizionali del territorio e con il convulso shopping pre pasquale.
I riti della Pasqua, popolari o religiosi che siano, anche a Vibo iniziano il giovedì santo prima con la messa e la lavanda dei piedi, per proseguire con la visita notturna dei Sepolcri, da visitare nelle chiese in numero dispari e non inferiore a tre, anche se il numero giusto da visitare è sette. I Sepolcri non fanno parte della liturgia religiosa vera e propria, ma sono frutto di una tradizione nata dalla pietà popolare e risalente al medioevo. Al termine della messa nella Cena del Signore si ripone il SS. Sacramento in un altare allestito per la sua venerazione. Testi liturgici antichi dicono che «posto il corpo di Cristo tra due patene, sia portato con ceri e incenso in forma molto onorifica… e sia posto in un luogo a ciò preparato», fra lumi e fiori. Il processo storico che ha portato all’idea di sepolcro non è stato ancora chiarito. Sicuramente nella concezione della pietà popolare ha influito la devozione e il richiamo al santo Sepolcro di Gerusalemme.
La Cena e la Lavanda dei piedi apre, fin dai primi secoli della cristianità, il «triduo pasquale», attraverso cui è scandita la memoria storica della Passione, Morte e Risurrezione del Signore Gesù. Di per sé i giorni del triduo sono venerdì santo, sabato santo e la domenica di Pasqua. Ma il computo avviene secondo l’uso antico, quando il giorno iniziava al tramonto, al brillare delle prime stelle della sera. Pertanto la messa «nella Cena del Signore», che si celebra la sera del giovedì santo, liturgicamente guarda già al giorno seguente: è l’azione liturgica che dà inizio al triduo pasquale.

PROCESSIONE DELLE VARE – LA PASSIONE. Il venerdì santo a Vibo Valentia si apre con la Processione delle Vare, sei statue di Gesù, tutte databili tra il 1710 e il 1719, in legno policromo, realizzate dai fratelli Domenico e Ludovico Rubino, raffiguranti i momenti più significativi della passione e morte di Gesù Cristo, Gesù nell’orto del Getsemani, Gesù alla colonna, Ecce Homo Gesù Cristo che porta la croce, Gesù crocifisso, Gesù morto. Seguite in lutto dalle statue della Madonna Addolorata e San Giovanni.
Durante la processione, le statue vengono portate a spalla da membri dell’Arciconfraternita del SS. Rosario e San Giovanni Battista. Il corteo, che prende avvio alle ore 17.30, dalla Chiesa del SS. Rosario, attraversa le vie del centro storico per concludersi, dopo circa tre ore. Suggestiva in particolare è la discesa della processione dalla gradinata della Cerasarella, dove le statue vengono affiancate da donne con antiche lampade ad acetilene.
Dopo la lunga processione, nella Chiesa del SS. Rosario si svolge il rito della Chiamata dei Santi. Il sacerdote “chiama”, sotto al pulpito, cinque sculture: Ecce Homo, Gesù crocifisso, Gesù morto, Madonna addolorata, san Giovanni che entra correndo.

LA DESOLATA PIANGE GESU’ – LA MORTE. La sera del venerdì, dalla Chiesa di San Giuseppe parte la processione della Desolata. Una enorme folla accompagna per le strade del centro storico la statua della Madonna Addolorata, con un pugnale piantato nel cuore, alla ricerca del Figlio morto. Tutto il corteo si svolge in un contesto di profondo silenzio e preghiera, interrotto ad intervalli dalla banda musicale che suona marce funebri, tra cui la celeberrima Una lagrima sulla tomba di mia madre di Amedeo Vella, musicista di origine siciliane che fece di Vibo Valentia la sua seconda patria.

L’AFFRUNTATA, CRISTO E’ VIVO – LA RESURREZIONE. Domenica si svolge l’evento più atteso: l’Affruntata. La sacra rappresentazione che affonda le radici probabilmente tra la fine del seicento e gli inizi del settecento, ripropone il momento dell’incontro tra Gesù Cristo risorto e la Madonna, propiziato da San Giovanni apostolo, il quale correndo per tre volte, lungo il corso Vittorio Emanuele, annuncia a Maria, quasi nascosta e incredula, la risurrezione del Figlio.
Il momento più suggestivo della processione è quando la Madonna esce correndo dalla laterale via Luigi Razza e va incontro a Gesù risorto. Alla vista del Figlio alla statua di Maria Vergine viene strappato il mantello nero (lo “sbilamentu”), segno del lutto, per scoprire la veste celeste e bianca. La tradizione vuole che, se il manto nero rimane al suo posto è presagio di sventura per la comunità, si narra che nel 1940 la svelata non riuscì bene e l’Italia entrò in guerra.

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