Cronaca

Manichino di donna senza testa davanti a consiglio regionale, potenziati i servizi di vigilanza

Il gesto legato al voto fallito per l'approvazione della doppia preferenza di genere. Sulla decisione dell'Aula il governatore ha detto: "Oggi scritta pagina buia per la calabria"

manichino

Una probabile azione dimostrativa relativa alla proposta di legge per l’introduzione della doppia preferenza di genere, il manichino di una donna senza testa verniciato di rosso, depositato sulla scalinata d’ingresso del consiglio regionale. Sul posto gli agenti della Digos che hanno avviato le indagini. Nessuna traccia, al momento, dei due responsabili, molto probabilmente un uomo e una donna secondo le indicazioni fornite dagli addetti alla vigilanza in servizio nell’edificio. Intanto su un post su Facebook il coordinamento delle FEM.IN Cosentine in lotta “rivendica” l’azione.

Il vertice. Presieduta dal prefetto Michele di Bari, si è tenuta una riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica con la partecipazione, oltre che dei vertici delle Forze di Polizia, del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri e del Presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto. Il Prefetto ha disposto il potenziamento dei servizi di vigilanza, prevenzione e controllo del territorio, in particolare nell’area dove è ubicata l‘Assemblea regionale, assicurando il massimo impegno delle Istituzioni per contrastare gli episodi delittuosi che minano il senso di sicurezza dei cittadini.

La reazione del governatore. “Oggi è stata scritta una pagina buia e triste per la Calabria, perché è stata rappresenta la nostra regione per quello che non è: come una regione arretrata, non al passo con i cambiamenti che a livello nazionale ed europeo sono già largamente in atto. Non nego che tutto ciò mi crea grande tristezza e lo dico aldilà delle appartenenze.
Nella seduta precedente del Consiglio regionale decidemmo di rinviare la decisione, accogliendo una richiesta venuta proprio dai banchi della minoranza, da cui ricevemmo anche di un impegno a lavorare ad una larga convergenza su questo tema. In quell’occasione l’opposizione si dichiarò in pieno accordo sulla preferenza di genere chiedendo, però, di inserire la “proposta Sculco” nel quadro di una proposta di riforma più complessiva della legge. Per questo motivo è stato costituito un gruppo di lavoro di lavoro. Nella seduta del 12 marzo scorso, ci è stato chiesto un ulteriore rinvio di 15 giorni perché il gruppo di lavoro ancora non aveva definito la proposta complessiva. Siamo arrivati alla seduta odierna in cui apparso subito evidente che esisteva un problema politico. Non c’è stata la volontà politica di affrontare un tema fondamentale ed importante relativamente ad una proposta complessiva di riforma della legge elettorale. Né si può ricorrere a distinzioni manichee, facendo riferimento a maggioranze e a minoranze. Quando si costituì il gruppo di lavoro, infatti, lo si è fatto sulla valutazione convergente che le regole del gioco vanno scritte insieme, aldilà degli schemi precostituiti di maggioranza e minoranza. Nel rispetto delle regole del gioco.
D’altronde approvare questa proposta significava approvare una legge che stabilisce né più né meno che non ci possono essere nelle liste appartenenze ad un genere superiore al 60%. Una proposta che aveva, tra l’altro, come riferimento una legge nazionale che è stata approvata con il concorso convergente delle forze politiche diversamente collocate nel Parlamento italiano.
Oggi, quindi, è stato commesso un grave errore. Né si può tentare di scaricare sulla maggioranza o su Oliverio la non approvazione della legge. Pensarlo è profondamente ipocrita e sbagliato.
Io ho dichiarato la mia posizione nella prima seduta del Consiglio regionale, il 19 gennaio 2015, quando proposi la modifica dello Statuto che fu approvata non da una parte, ma con il voto largo dell’Assemblea regionale. Già in quell’occasione dissi che regole come quelle che riguardano lo Statuto vanno approvate con larghe convergenze. Ecco perché oggi non capisco la posizione di chi oggi si è astenuto, impedendo l’approvazione della legge. Nè ci si può trincerare dietro la riforma generale per non affrontare un nodo importante come quello sottoposto oggi al Consiglio regionale. Ci sono passaggi nelle vita delle istituzioni di fronte ai quali ripiegare, rinviare, astenersi, tergiversare, significa commettere un gravissimo errore.
Sono veramente dispiaciuto e deluso che il mio appello rivolto a tutti i singoli consiglieri di assumere una valutazione ponderata di fronte ad una legge che non faceva altro che mettere la Calabria al passo con le trasformazioni intervenute a livello generale, al pari di ciò che è avvenuto in molte realtà del Paese, non sia stato accolto.
La Calabria non merita di essere rappresentata come una terra regredita. Chi oggi si è assunto questa responsabilità, affossando un provvedimento innovativo, necessario sul piano culturale, al passo con i tempi che viviamo, dovrà darne ragione ai calabresi e a tutto il Paese”.

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