Cronaca

‘Ndrangheta, il clan Bonavota e le “mazzette” a Carmagnola. Il pentito: “Pagava anche l’ex calciatore Lentini”

Secondo il collaboratore di giustizia Ignazio Zito l'ex giocatore del Torino e del Milan (titolare di un ristorante) era costretto a versare 1000 euro al mese 

lentini

Carmagnola come Sant'Onofrio. E' quanto emerge dall'inchiesta denominata "Carminius" che svela segreti, intrecci e interessi del clan Bonavota nel centro in provincia di Torino. Una cittadina di poco meno di 30 mila abitanti nella quale insiste una delle più grandi comunità santonofresi che si è trapiantata importando un pò di tutto, tradizioni ma anche i metodi della 'ndrangheta, estorsioni comprese. Secondo l'indagine condotta dalla Guardia di finanza che ha portato all'arresto di otto persone e che ne vede indagate 35, Carmagnola è il "regno" degli Arone e centro di una delle più importanti articolazioni dei Bonavota nel nord Italia.




Lentini e la mazzetta da 1000 euro al mese. Carmagnola è però famosa per un altro motivo. E' la città dove è nato e dove vive Gianluigi Lentini, l'ex calciatore del Torino e del Milan. Nell'ordinanza di oltre 400 pagine firmata dal gip del Tribunale di Torino su richiesta della Direzione distrettuale antimafia c'è anche il suo nome. Non come indagato ma come presunta vittima delle regole imposte dai clan a Carmagnola e dintorni. Lentini non gioca più a calcio ma da qualche anno è diventato un imprenditore investendo anche nella sua città natale dove ha aperto un ristorante. Di lui nell'inchiesta parla il collaboratore di giustizia Ignazio Zito secondo il quale anche Lentini era costretto a rispettare le "regole" imposte dai clan a Carmagnola e a versare una mazzetta di 1000 euro al mese. «Paga il pizzo Lentini, quello del ristorante omonimo, l'ex giocatore di calcio - dichiara Zito nel febbraio dello scorso anno -. A riscuotere si reca nel ristorante mio genero per conto di Franco Arone e Tonino Bono».

Asse 'ndrangheta-Cosa Nostra. Franco Arone è ritenuto insieme a Salvatore Arone uno dei vertici dell'articolazione piemontese dei Bonavota, capo della 'ndrina di Carmagnola. Tonino Bono è Antonino Buono, esponente di Cosa nostra da anni trapiantato a Carmagnola e in ottimi rapporti con gli Arone con i quali avrebbe siglato un'alleanza di ferro nella gestione degli affari. "Una volta a settembre del 2017 sono andato al ristorante - racconta Zito - con mio genero accompagnandolo con la mia auto una Lancia Delta e nel viaggio mi ha raccontato queste cose. Giunti al ristorante io ho atteso in auto e lui è entrato. Quando è uscito mi ha fatto vedere una busta che conteneva mille euro".

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