Economia & società

Presidio dei lavoratori e delle loro famiglie davanti al porto di Gioia Tauro: “Vogliamo difendere il nostro posto di lavoro”

La denuncia del sindacato: "Tutti hanno mantenuto gli impegni tranne l'azienda che non ha presentato un piano industriale né ha fatto investimenti"

Sit-in porto Gioia Tauro lavoratori portuali

Circa 300 persone, fra cui lavoratori con le loro famiglie, sindaci ed amministratori della Piana di Gioia Tauro, hanno dato vita stamane ad un sit-in nell’area dello scalo in concomitanza con un vertice in corso al ministero delle Infrastrutture a Roma, sul futuro dell’Infrastruttura. Al centro della vertenza i licenziamenti annunciati dal gestore, che intende mandare a casa 500 persone. Altri 377, che avevano già perso il lavoro, sono stati poi reintegrati dalla magistratura. La manifestazione si svolge senza incidenti, sotto lo sguardo delle forze dell’ordine, alla presenza dei primi cittadini del comprensorio con le fasce tricolori. Attualmente i lavoratori in servizio nello scalo calabrese, che paga la concorrenza di altri porti del Mediterraneo, sono 1.300.

L’allarme dei sindacati. “La situazione – ha spiegato Domenico Lombardo, segretario della Uil Trasporti-Porti territoriale – non è cambiata. Dopo 6 anni di cassa integrazione e sacrifici da parte dei lavoratori ci siamo ritrovati con 377 licenziamenti fatti in maniera superficiale, tanto che i giudici hanno dato ragione ai lavoratori che hanno vinto le vertenze. Oggi siamo di nuovo 1.300 occupati, ma l’azienda ancora dice di avere un esubero nonostante nel 2016 sia stato firmato in accordo di programma quadro fra sindacati, ministero, Autorità Portuale e Azienda. Tutti – denuncia il sindacalista – hanno mantenuto gli impegni, tranne l’azienda che non ha presentato un piano industriale né ha fatto investimenti. Oggi Msc lamenta di non poter sostenere i volumi di traffico perché non ci sono i mezzi. Occorre trovare soluzioni che consentano di non perdere posti di lavoro perché il porto ha potenzialità enormi”.

Il commissario del Comune di Gioia Tauro. Per Antonio Reppucci, commissario prefettizio del Comune di Gioia Tauro, “il grido di dolore di questo territorio deve essere ascoltato concretamente e proficuamente da chi ha potere decisionale al tavolo ministeriale e le società (Msc e Contship, ndr) che in questo momento non vanno d’amore e d’accordo, possano essere richiamate ai doveri consacrati in un accordo. Il porto è volano di questo territorio che soffre tante criticità e un’ulteriore ferita potrebbe essere letale”.

Il sindaco di San Ferdinando. Andrea Tripodi, sindaco di San Ferdinando, uno dei Comuni in cui ricade il porto, ha auspicato che non siano necessarie altre manifestazioni e che “si creino le premesse per una soluzione definitiva. Le crisi ricorrenti sono il frutto amaro di una scelta industriale che ha privilegiato il transhipment e non ha creato sinergie positive per il territorio, rimandando e allontanando la possibilità di un utilizzo polifunzionale del porto. In ogni caso – ha aggiunto – i lavoratori sono doppiamente vittime, sia di queste scelte industriali che non hanno portato sviluppo sia di società, Contship ed Msc, che operano in regime di monopolio. Gli interessi divergenti di queste società stritolano i lavoratori”.